Referendum per la fusione dei Comuni, in 50mila alle urne. Le sfide in Toscana: ecco dove

Domenica e lunedì il voto. Cittadini spaccati: in ballo identità e risorse

Referendum

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Firenze, 11 novembre 2018 - La vittoria al torneo in notturna di San Casciano del Football club Barrino di Barberino Val d’Elsa contro l’Arredamento Berti Tavarnelle, nel 1977, fu festeggiata disseminando il paese degli sconfitti di penne di pollo, alle quattro del mattino. I derby sono sempre derby, a tutti i livelli, soprattutto tra vicini stretti. E i due Comuni distano appena un paio di chilometri, almeno fino a domani quando lo spazio potrebbe essere azzerato dal voto referendario sulla proposta di fusione, che in Toscana coinvolge altre quattro coppie di confinanti: Dicomano-San Godenzo sempre nel Fiorentino, Bibbiena-Ortignano Raggiolo nell’Aretino, Montepulciano-Torrita e Asciano-Rapolano Terme nel Senese.   Oltre cinquantamila cittadini da questa mattina sono chiamati alle urne dopo mesi di duelli al bar come sui social, infuocate assemblee, volantinaggi ai mercati. Tra il pragmatismo dei sì («arriveranno milioni di finanziamenti») e i timori dei no («saranno cancellati secoli di identità e storia delle comunità»), cronache di campanile, scontri infuocati anche sulla nuova toponomastica. Come a Rapolano, dove la scomparsa della parola terme (tradizionale risorsa economica del territorio) dalla nuova denominazione Crete senesi è fonte di aspre contestazioni. «L’unione è uno sbocco necessario per i nostri territori», dice il sindaco di Asciano Paolo Bonari. «È una mera e meschina operazione di potere in vista delle prossime amministrative», la tocca piano il collega rapolanese Emiliano Spanu, aspramente contrario.

Altrove la partita si gioca sulle dimensioni: il matrimonio tra Bibbiena con i suoi 12.177 abitanti e Ortignano Raggiolo a quota 881 è considerato tanto un’irrinunciabile opportunità di sviluppo dai fusionisti («arriveranno venti milioni di euro, chi vota no odia il Casentino», l’anatema dell’assessore bibbienese Filippo Vagnoli), quanto una sorta di invasione da parte degli anti («un’annessione voluta dall’alto»).    Oppure a San Godenzo, dove il portavoce del no Christian Pertonici non ci gira troppo intorno: «Siamo cinque volte più piccoli, perderemo rappresentanza e sovranità». Preoccupazioni improprie, per il sindaco di Dicomano Stefano Passiatore: «Siamo a un bivio, la sopravvivenza più o meno dignitosa o una nuova strada di crescita». Sempre di quei milioni di finanziamenti annunciati, si parla.

Il duello forse più aspro è andato in scena sulla direttrice Torrita-Montepulciano, tra annunci di denunce, post al vetriolo, un provvedimento dell’Agcom per «uso improprio» della chat comunale torritese su whatsapp. E anche a Barberino, l’ex sindaco Michele Bazzani ha accusato gli amministratori di fare «propaganda sfrenata per il sì». La risposta è arrivata da Giacomo Trentanovi, sindaco di Barberino: «Facciamo un passo nel futuro, non torniamo indietro come qualcuno vorrebbe».