Portanova rischia grosso. Il pm chiede 6 anni per lo stupro di gruppo. "Io sono innocente"

Dopo nove ore di discussione l’udienza aggiornata al 6 dicembre. Il calciatore del Genoa prende la parola in aula. Altri due imputati E c’è anche un minorenne coinvolto. Un video al centro del processo

Manolo Portanova, 22 anni, centrocampista del Genoa

Manolo Portanova, 22 anni, centrocampista del Genoa

Siena, 23 novembre 2022  - Hanno commesso uno stupro di gruppo, in un minuscolo appartamento a due passi da Piazza del Campo, nella notte fra il 30 e il 31 maggio 2021. Trattando come un giocattolo una studentessa di 22 anni che credeva di appartarsi con il calciatore del Genoa Manolo Portanova, suo coetaneo, bello e corteggiato. Invece si sono materializzati altri tre giovani dando il via agli abusi, così ha raccontato la giovane alla polizia. L’avrebbero costretta a subire atti sessuali, sarebbe stata colpita in varie parti del corpo, filmata durante la violenza. Le avrebbero scattato foto. Il quadro è chiaro, secondo il procuratore Nicola Marini, che ieri dopo una requisitoria di un’ora, al gup Ilaria Cornetti ha chiesto la condanna a 6 anni con rito abbreviato per Portanova e lo zio Alessio Langella, 23 anni. Violenza sessuale di gruppo e lesioni dolose l’accusa. Identica anche per l’amico Alessandro Cappiello, 25 anni, che aveva conosciuto il calciatore da poco, come hanno evidenziato i difensori Antonio Voce e Filomena D’Amora. Per il pm Marini quest’ultimo, che non ha chiesto riti alternativi, deve essere processato. La sentenza il 6 dicembre.

«Un processo che presenta solo vittime e nessun colpevole", ha chiuso con queste parole l’udienza fiume di oltre nove ore il difensore di Portanova, Gabriele Bordoni. "Abbiamo detto una cosa sin dall’inizio – aggiunge – ed è sempre stata quella. Manolo ha ribadito al giudice, in una dichiarazione spontanea la sua innocenza che spero venga recepita nella sentenza". "Ribadisco che non abbiamo mai inteso fare del male a nessuno, siamo dispiaciuti se lei ne ha sofferto, rimetto la mia intera vita nelle sue mani", ha detto in apertura di udienza il giocatore al giudice. Portanova era ieri in tribunale insieme allo zio Langella. Fuori dall’aula ad attenderli l’intera famiglia, a partire dal padre Daniele, anche lui ex calciatore di Napoli, Bologna, Genoa e Siena, che ieri non ha parlato ma a "La Nazione" nell’agosto scorso aveva detto: "L’innocenza dei miei figli, la grande fiducia nei nostri avvocati e la fede ci hanno fatto restare sempre fiduciosi. Confido che il fatto venga chiarito nella sua reale consistenza".

Non era in aula la studentessa di 22 anni. "Pentita della denuncia? Rifarei tutto", spiegava nel giugno scorso unitamente al percorso psicologico a cui è dovuta ricorrere. "Abbiamo fatto la nostra discussione e chiesto i danni, informerò la mia assistita di come è andata l’udienza. Certo è che lei non ha mai espresso il suo consenso come invece sostenuto dalla difesa degli imputati", ribadisce l’avvocato Jacopo Meini. Parla di "una vicenda che dimostra machismo tossico", Claudia Bini, legale di ’Donna chiama Donna’ che è parte civile. "Dimostra ancora una volta la necessità di fare un lavoro continuo di sensibilizzazione soprattutto dei giovani di quello che è il rapporto con l’altro", conclude.