2 febbraio 1870, Firenze-Pistoia. La prima gara ciclistica d’Italia

La seconda corsa mai disputata al mondo fu vinta da un ragazzo americano in sella a una bici pesante venti chili che spinse a 15 chilometri all’ora

Un gruppo di partecipanti alla Firenze-Pistoia del 1870

Un gruppo di partecipanti alla Firenze-Pistoia del 1870

Firenze, 2 febbraio 2022 - Da passeggio o da trekking, colorate o con le marce, da bambini con le rotelle laterali, o per famiglie felici con tanto di seggiolino incorporato. Oggi le biciclette sono di ogni tipo, per tutte le età e si possono incontrare ovunque: per strada, nei parchi, nel traffico cittadino come sui solitari sentieri di montagna. Possono essere anche elettriche, ipertecnologiche e superleggere. Un tempo però, non era affatto così. Basti pensare che quella con cui Rynner Van Heste vinse la Firenze-Pistoia, la prima gara ciclistica d’Italia, la seconda che si disputava al mondo, pesava ben venti chili.

All’epoca il ciclismo ai più era quasi sconosciuto, e perciò guardato con un certo sospetto. Basti pensare a ciò che lo scrittore Bruno Cicognani si sentì ripetere da suo padre, che redarguendolo lo becchettò così: “Ora t’è venuta la manìa della bicicletta, non sei mica andato a scegliere una macchina adatta per città e su cui stare a garbo. Macchè… sei andato a scegliere una con un manubrio giù che ti tocca ad andare con la testa in terra e le natiche in aria. Se quella ti pare una posizione che doni… Bella figura”. Di solito montare in sella era una pratica comune agli esponenti della borghesia agiata, mentre dalla gente comune veniva considerata una bizzarra e alquanto ‘pericolosa’ trovata dell’alta società per impegnare il tempo libero con uno spasso da brividi. Firenze, in tutto questo, ha due primati: non solo perché in città prese il via questa storica tappa che, di fatto, segnò la nascita delle gare ciclistiche nel Belpaese. Ma sempre qui, poco tempo prima, era nato il Veloce Club Firenze, ossia la prima società ciclistica d’Italia: era il 2 gennaio 1870.

Il club riuniva novelli ciclisti che abitualmente si dilettavano a percorrere sulle due ruote i viali delle Cascine. Ma appena fondato il club, non si accontentarono più di dispute amichevoli in riva all’Arno. Puntarono subito in alto, a una competizione vera e propria. E così, a un mese esatto dalla sua fondazione, il Club fiorentino si fece promotore della storica Firenze-Pistoia, su un percorso lungo 33 km in cui si sfidarono corridori internazionali. Il favorito era il belga De Sarriette, che tuttavia non riuscì a primeggiare, con non poco rammarico di quanti avevano scommesso su di lui. A sorpassarlo, come del resto a staccare tutti gli altri, fu Rynner Van Heste, ragazzo americano di appena 17 anni, che alla ‘ragguardevole’ media di quasi 15 chilometri all’ora, impiegò due ore e dodici minuti prima di tagliare il traguardo.

Quella del 2 febbraio di 152 anni or sono, nulla ha dunque a che vedere con le gare cui siamo soliti assistere oggi. Come del resto i ‘mezzi’ dei concorrenti, che davvero poco rassomigliano alle moderne biciclette. Ovviamente a quella prima gara non c’era nessuno standard da rispettare, le bici potevano essere su misura e di forme dissimili, risultando a volte così alte che certi corridori non riuscivano neppure a toccare terra con i piedi. Ma è proprio questo il trucco, o meglio il segreto, di uno sport che di lì a poco sarebbe diventato popolare, seguitissimo e praticato da grandi campioni. Riassunto da Einstein nella celebre frase: “La vita è come andare in bicicletta. Per rimanere in equilibrio bisogna continuare a muoversi”.

Nasce oggi

James Joyce nato il 2 febbraio 1882 a Rathgar, Irlanda. È stato uno tra i più celebri scrittori, poeti e drammaturghi irlandesi, autore di capolavori come ‘Gente di Dublino’. La sua opera più famosa, considerata una rivoluzione rispetto alla letteratura dell’Ottocento, è l’Ulisse. Ha scritto: “La vita è come un’eco: se non ti piace quello che ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii”.