Pisa, Aringhieri sulla ripresa del calcio: “La A deve riprendere, tutto legato ai soldi"

Il responsabile del Settore Giovanile del Pisa ha parlato di pro e contro della ripresa del calcio in Italia

La squadra Primavera del Pisa

La squadra Primavera del Pisa

Firenze, 22 maggio 2020 - La voglia di riprendere a rincorrere un pallone insieme a compagni avversari può sbattere talvolta contro costi insostenibili. È di questo avviso Umberto Aringhieri, responsabile del Settore Giovanile del Pisa. Come molti altri dirigenti calcistici italiani, sta attendendo novità sull’eventuale ripartenza dei campionati. Serie B e Campionato Primavera: due sono le competizioni che riguardano la società nerazzurra: non mancano gli ostacoli che potrebbero impedire la conclusione di queste manifestazioni.

In questi giorni si parla di possibile ripresa del calcio in Italia. Crede che ci siano le condizioni per farlo? “Da quello che è emerso dal consiglio federale, Serie A, B e C dovrebbero ripartire intorno al 20 giugno e terminare i campionati entro il 20 agosto. Dovrà essere il governo poi a dire se effettivamente sarà possibile ripartire o no. Personalmente credo che sia possibile ricominciare per la Serie A, mentre la situazione di Serie B e C è più difficile. Se il protocollo rimane quello attuale, con l’obbligo per tutte le componenti della società – non solo i calciatori – di stare in ritiro, per Serie B e C ci sarebbero costi proibitivi e possibilità di realizzazione molto remote”.

A livello giovanile sono stati sospesi quasi tutti i campionati. Pensa che anche la Primavera debba essere fermata definitivamente per questa stagione? “A mio avviso anche per la Primavera sarà difficile ricominciare. I giovani che si stanno mettendo in mostra possono essere aggregati stabilmente alla prima squadra, visto che dovranno essere giocate tante partite in pochi giorni e serviranno rose allargate. Inoltre, se dovesse ricominciare il Campionato Primavera, tutti coloro che lavorano per questa formazione – tra giocatori, staff tecnico e altri componenti della società – dovrebbero andare in ritiro. Sarebbero ulteriori costi difficili da sostenere”.

Come avete affrontato il lockdown dal punto di vista degli allenamenti? “È stato dato un programma per ogni squadra, che chiaramente ogni ragazzo doveva seguire singolarmente. Erano programmi che i calciatori avrebbero seguito sfruttando lo spazio che avevano a disposizione all’interno o all’esterno della loro abitazione. Ci sentivamo periodicamente per valutare il procedere degli allenamenti”.

Comehanno vissuto,  i ragazzi del vivaio del Pisa, i due mesi di chiusura? “Devo dire che hanno reagito veramente bene, li ho visti molto applicati. Qualcuno avrebbe voluto anche riprendere in anticipo il normale svolgimento degli allenamenti, vista la voglia che aveva di andare sul campo. Tutti i programmi di allenamento sono stati portati a termine nel modo migliore”.

Come state affrontando invece queste settimane di ripresa? “Siamo rimasti un po’ indietro in quelle che erano le valutazioni sulle varie squadre giovanili. Alla fine di ogni stagione individuiamo le lacune di ogni selezione, i giocatori da girare in prestito a squadre dilettantistiche in quanto non sarebbero in grado di sostenere categorie maggiori, gli elementi da tenere (per aggregarli magari alla prima squadra) e i talenti di altre squadre che potrebbero fare al caso nostro. Quest’ultima parte dello scouting non l’abbiamo fatta, non osservando quindi da vicino ragazzi di altre squadre attraverso raduni in cui si misurano con quelli delle nostre giovanili. Vedremo se sarà possibile ultimare lo scouting nelle prossime settimane, altrimenti punteremo maggiormente sui giovani cresciuti nel nostro vivaio”.

Un’ultima domanda: secondo lei quali conseguenze porterà questa pandemia al calcio italiano? “Può darsi che, soprattutto dalla Serie C alle categorie inferiori, ci siano squadre che non avranno i mezzi per iscriversi al prossimo campionato. Con meno sponsor disposti ad investire, inevitabilmente ci saranno meno iscrizioni. L’unica soluzione per tante società sarà allestire squadre composte per lo più da giovani, cedendo quei giocatori più esperti ai quali erano destinati rimborsi spese. Oppure, questi ultimi dovranno adeguarsi alle esigenze economiche dei club. È importante che riparta la Serie A, ricevendo così i proventi dei diritti televisivi ed essendo maggiormente in grado di appoggiare Serie B e C. Purtroppo si tratta di un discorso negativo, ma nel calcio italiano tutto è legato ai soldi. Per troppi anni ci siamo adagiati su quanto arrivava dalle televisioni, senza investire su altri settori che avrebbero portato introiti di altra natura alle società”.

Paolo Lora Lamia