Toscana, 1421 persone scomparse nel nulla

Pisa capofila di un progetto per formare 'investigatori' specializzati in questi casi

Il maggiore Luigi Perri  e l’assessore Gianna Gambaccini presidente della Sds zona pisana

Il maggiore Luigi Perri e l’assessore Gianna Gambaccini presidente della Sds zona pisana

Pisa, 8 giugno 2019 -  Sono quasi 58 mila le persone scomparse in Italia e censite dal 1974 a oggi: 1421 solo in Toscana con la Sicilia che ha il numero più alto di scomparsi (oltre 16 mila) legato al fenomeno degli allontanamenti dopo gli sbarchi degli immigrati. “Fantasmi” dei quali non si sa più nulla a volte per molti anni o che sono stati fatti sparire da qualcuno. Dal 2017 Pisa, con la Società della salute locale, è capofila di un progetto europeo per costruire una nuova figura professionale che sappia costituire un efficace raccordo tra famiglie e istituzioni. Si chiama “Lost” il programma finanziato con fondi Ersamus+ e che prevede una cooperazione internazionale tra Italia, Spagna, Danimarca, Portogallo, Belgio e Grecia.

Ora  diventeranno partner del progetto anche la Navicelli spa, la municipalizzata pisana che gestisce il canale dei Navicelli e le aree demaniali a servizio della nautica che si affacciano su di esso, e l’Agenzia delle Dogane di Pisa: faranno parte della futura rete di monitoraggio e ricerca delle persone scomparse. Il progetto, ideato e cogestito dall’associazione Omnis di Perugia, ha coinvolto in partenariato enti pubblici e privati e organizzazioni non governative ha l’obiettivo di creare negli operatori una maggiore professionalità per contrastare un fenomeno sempre più dirompente, anche a causa di patologie neurodegenerative. Coinvolgendo nella rete dei soggetti coinvolti anche gli enti delle vie d’acqua, perché ci sia una maggiore sinergia ed efficacia nella fase del monitoraggio.

«L’esigenza di formazione professionale specialistica - ha spiegato il maggiore dei carabinieri Luigi Perri, comandante della compagnia di Follonica (Grosseto) e socio fondatore dell’associazione Iforlab per lo sviluppo delle risorse forensi e investigative – è il cuore del progetto stesso che si focalizza sulla raccolta e l’organizzazione delle informazioni alla base delle attività di gestione della scomparsa e di orientamento delle indagini, che assume particolare rilevanza ai fini della tempestività degli interventi. Un esempio per tutti è ciò che accade in Danimarca, dove esiste un’organizzazione che in caso di denuncia di scomparsa si attiva nelle prime 24 ore dislocando pattuglie sul terreno per raccogliere tutte le informazioni utili da trasferire poi alle forse dell’ordine e che servono a scegliere se il caso vada trattato dall’autorità giudiziaria, perché scaturito dalla commissione di un reato, o se invece sia necessario procedere con la sola attività di ricerca della persona mancante per dare risposte alle famiglie anche in assenza di reati commessi».

«Questa  nuova figura professionale, adeguatamente formata, – spiega Perri – può rappresentare un punto di svolta anche nell’approccio investigativo: essa è infatti capace di raccordarsi con la famiglia e istituzioni, siano esse forze dell’ordine o servizi socio-sanitari, e di raccogliere in modo strutturato le informazioni, mettendole a sistema».