Papa Francesco fa gol al cuore dei 50mila del "Franchi"

Entusiasmo per la messa del pontefice allo stadio che invita Firenze e l'Italia a "creare un’umanità nuova, rinnovata, dove nessuno è lasciato ai margini". E poi l'appello finale: "Per favore, pregate per me"

Papa Francesco allo stadio "Franchi" di Firenze

Papa Francesco allo stadio "Franchi" di Firenze

Firenze, 11 novembre 2015 - "Papa Francesco, fai gol nei nostri cuori", recitava uno dei tanti striscioni presenti allo stadio "Franchi" per la messa del Papa. E Francesco non ha deluso, facendo davvero gol nel cuore della folla che lo ha atteso per ore e lo ha accolto come una "star", per poi seguire con raccoglimento la messa con tutti i vescovi italiani e i delegati del quinto Convegno nazionale ecclesiale che è in corso a Firenze fino a venerdì 13. 

Francesco, come sempre, ha saputo toccare le corde del cuore senza essere banale, dicendo che proprio il fatto di essere in uno stadio ricorda ai cristiani che "la Chiesa, come Gesù, vive tra la gente e per la gente". Infatti Francesco (prendendo spunto dal Vangelo di Matteo al capitolo 16) sottolinea come "i discepoli di Gesù non devono mai dimenticare da dove sono stati scelti, cioè tra la gente, e non devono mai cadere nella tentazione di assumere atteggiamenti distaccati, come se ciò che la gente pensa e vive non li riguardasse e non fosse per loro importante".

Si capisce che per Papa Francesco, invece, la gente è importante, nella singolarità di ogni persona, come ribadisce nel saluto finale quando si rivolge con un grazie "a ognuno di voi", ma con un pensiero e un grazie particolare ai detenuti di Sollicciano che hanno realizzato l'altare per la messa. 

La giornata fiorentina del Papa è cominciata a Campo di Marte e lì si è conclusa con l'arrivo e la partenza in elicottero dallo stadio Ridolfi. Sino dalle 10, circa un'ora prima dell'orario previsto, sono stati aperti i cancelli e la gente ha cominciato a entrare (con ordine) nei settori loro assegnati. A poco più di due ore dall'inizio già 30mila persone erano all'interno, intrattenute dallo speaker Leonardo Canestrelli e dalle prove dei vari cori e dell'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Poi, con il passare dei minuti l'attesa cresceva e lo stadio si riempiva, di gente comune, religiosi e anche Vip (come Andrea Della Valle e Pepito Rossi, arrivato un'ora prima della messa) e autorità varie, dal sindaco Dario Nardella al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, fino al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Luca Lotti

Poi l'arrivo nello stadio, sulla "Papamobile" di Francesco e il boato dello stadio durante il giro di campo che ha permesso a tutti di fare una foto, un video, di vedere il Papa (abbastanza) da vicino. Immancabile il coro "Francesco, Francesco". Quindi, la messa e l'omelia del Papa che sprona Firenze e l'Italia intera a raccogliere l'eredità di un umanesimo "che ha avuto sempre il volto della carità".

Il Papa dice ai cinquantamila del "Franchi" ( e a chi segue la messa attraverso tv, radio, siti web) che "la nostra gioia è di condividere questa fede e di rispondere insieme al Signore Gesù: “Tu per noi sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. La nostra gioia è anche di andare controcorrente e di superare l’opinione corrente, che, oggi come allora, non riesce a vedere in Gesù più che un profeta o un maestro. La nostra gioia è riconoscere in Lui la presenza di Dio, l’inviato del Padre, il Figlio venuto a farsi strumento di salvezza per l’umanità. Questa professione di fede che Simon Pietro proclamò rimane anche per noi. Essa non rappresenta solo il fondamento della nostra salvezza, ma anche la strada attraverso la quale essa si compie e il traguardo a cui tende". L'invito del Papa è quello di "creare un’umanità nuova, rinnovata, dove nessuno è lasciato ai margini o scartato; dove chi serve è il più grande; dove i piccoli e i poveri sono accolti e aiutati".

I cinquantamila dello stadio "Franchi" hanno applaudito a lungo Francesco, al suo arrivo, nel momento della partenza, sempre con  un festoso sventolio di foulard bianchi, rossi, gialli. Molrti applausi, alla fine della celebrazione, quando il cardinale arcivescovo Giuseppe Betori ricorda figure centrali del cattolicesimo fiorentino del secolo scorso: dal cardinale Elia Dalla Costa a don Facibeni, fino a don Milani.

L'applauso più grande, però, il Papa lo ha ricevuto quando, alla fine, uscendo dal testo della liturgia ha voluto ringraziare per l'accoglienza e ha chiesto, con un appello accorato: "Per favore, pregate per me".