"Ministero delle disabilità? C'è il rischio di parcellizzare troppo le fragilità"

Creato un ministero ad hoc, come nel Conte 1. Fish e Fand: "Ora la priorità sia la vaccinazione per tutte le forme, non solo per alcune"

Il presidente FISH Vincenzo Falabella insieme al presidente FAND Nazaro Pagano

Il presidente FISH Vincenzo Falabella insieme al presidente FAND Nazaro Pagano

Firenze, 16 febbraio 2021 – Il governo Draghi  ha istituito un ministero per le disabilità. Per il mondo dei diversamente abili si aprono prospettive interessanti. Fino a che punto? Quali sono le attese e le richieste che le associazioni che si battono per la tutela dei diritti avanzano alla titolare del dicastero Stefani?.  Lo chiediamo a Vincenzo Falabella, presidente di Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e Nazaro Pagano, presidente di Fand (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) importantissime relatà nazionali che riuniscono un gran numero di associazioni.

Presidente Falabella, qual è il suo pensiero sulla costituzione di un ‘Ministero della Disabilità’, visto che non tutti coloro che combattono su questo fronte la valutano con favore, ritenendo alcuni che la stessa venga a rimarcare differenze e che sarebbe stata preferibile una politica illuminata da parte dei dicasteri già esistenti?

“Purtroppo la Fish e la Fand non sono state udite dal presidente Draghi durante la formazione di governo, quindi non abbiamo potuto rimarcare l’opportunità di far rimanere la delega della disabilità in capo al presidente del Consiglio dei Ministri, cosa che avevamo fatto in occasione della formazione del precedente governo. E’ logico che oggi – spiega il presidente di Fish, Vincenzo Falabella - Draghi ha proposto a Mattarella anche l’istituzione di un ‘Ministero della Disabilità e non possiamo che prenderne atto. Non ci schiereremo contro, anche perché dobbiamo avviare con la ministra Stefani e con tutto il governo un confronto aperto, leale, che porti a politiche mirate a favore delle persone con disabilità".

Voi chiedete politiche mirate. Cosa significa?

"Parliamo di ‘main-streaming’ del mondo della disabilità, prospettive di integrazione, attraverso misure che richiedono le giuste risorse. Il nostro mondo non ha potuto dire la sua. A ministero istituito, auguriamo sicuramente al ministro, al governo, al presidente Draghi buon lavoro. Noi, daremo un contributo per finalizzare politiche mirate alle persone con disabilità: il metodo è il coinvolgimento delle federazioni con una complessiva valutazione degli interventi da fare, che non devono essere settoriali, ma coinvolgere tutti i ministeri”.

Presidente Pagano, qual è il Suo pensiero sulla ri-costituzione di un ‘Ministero della Disabilità?

"Si reitera il dicastero: nel primo governo Conte il ‘Ministero della Disabilità’ fu istituito unitamente al Ministero della Famiglia, poi con il secondo governo Conte si decise di incardinare la delega della disabilità direttamente presso la Presidenza del Consiglio. Chiediamo di tenere presente che la disabilità sia vista sempre nella sua complessità e non diventare un mero intervento parziale e segmentato nei vari ambiti. Riteniamo quindi che il ‘Ministero della Disabilità’ sicuramente debba essere un ministero di coordinamento, ma dovremo evitare gli errori commessi nel primo governo Conte, quando divenne soltanto un mero ministero di coordinamento, non avendo specifiche competenze".

Ponete l'accento sul metodo di lavoro.

"Non possiamo non garantire la nostra collaborazione come abbiamo sempre fatto. Va tenuto presente che i temi della disabilità riguardano la quotidianità delle azioni che le persone compiono, quindi non possiamo pensare ad un ‘Ministero della Disabilità’ che surroghi le competenze del ‘Ministero dell’Istruzione’ per quanto riguarda l’integrazione, o del ‘Ministero del Lavoro’ per quanto riguarda l’inclusione lavorativa o del ‘Ministero delle Infrastrutture’ per ciò che concerne trasporti e barriere architettoniche: assolutamente no. Il fatto però che all’interno del governo possa sedere un ministro che ha la delega specifica per la disabilità, certamente questo può essere un vantaggio perché significa che - nell’agenda del governo – tale ministro potrà fare da raccordo e dare indicazioni specifiche a tutti gli altri dicasteri, che le accolgano per la propria competenza, visto che poi le politiche devono attuarsi nei rispettivi ambiti e nelle rispettive prerogative".

Dunque il giudizio sul riterno al ministero per le disabilità resta negativo?

"Non bisogna commettere gli errori commessi nel primo governo Conte, quando fu istituito per la prima volta il ‘Ministero della Disabilità’, poi accorpato a quello della Famiglia. Il rischio è che questo governo veda troppo frammentati e frazionati i temi che riguardano gli interventi a favore delle categorie socialmente più fragili. Abbiamo un ministero per la famiglia, uno per le politiche giovanili, uno per le politiche sociali, uno per la disabilità, abbiamo tutta una serie di situazioni che ci preoccupano, perché temiamo che possano frazionarsi gli interventi e ognuno tenda a seguire una linea politica".

Quindi?

"Sarebbe stato auspicabile incardinare tutto nel ‘Ministero per le politiche sociali’ - distinguendolo dal ‘Ministero del Lavoro’ - che raccordasse tutti questi temi. Ma ora diciamo soltanto buon lavoro alla ministra alla quale daremo la nostra collaborazione sempre trasparente, leale. Non sarà facile, perché i temi che da affrontare sono tanti: le barriere architettoniche, l’inclusione lavorativa, l’inclusione scolastica, i caregiver familiari: una legge che ora è ferma nei meandri del parlamento italiano, il piano di vaccinazione per le persone con disabilità, di cui la ministra ha affermato che si vorrà occupare subito. Attendiamo con grande speranza che si possa avviare veramente una seria campagna di vaccinazione per tutte le disabilità e non soltanto per quelle indicate fino a questo momento".

Come valuta la condizione dei disabili oggi in Italia?

"E' vero che la Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità rappresenta un cardine normativo da cui partire. E' altrettanto vero però che queste persone continuano ad incontrare ostacoli nella partecipazione alla società e a subire violazioni dei diritti umani: ciò accade in ogni parte d’Italia, in ogni momento della vita e in ogni contesto sociale. Per questo riteniamo che le politiche future di rilancio debbano passare per il riconoscimento dei diritti e delle pari opportunità per tutti i cittadini e per tutte le cittadine con disabilità”.