Bini Smaghi: "Firenze è molto di più Serve un modello diverso"

L’economista Bini Smaghi e l’analisi di un’operazione fra cultura e ripresa " Più provocante inviare l’originale, così avremmo avuto una situazione nuova"

Lorenzo Bini Smaghi

Lorenzo Bini Smaghi

FIRENZE, 15 Aprile 2021- Dottor Lorenzo Bini Smaghi, lei è un economista conosciuto e stimato all’estero, già membro del comitato esecutivo della banca centrale europea: ritiene che un’operazione d’immagine come inviare il David a Dubai possa avere anche un significativo ritorno economico?

"Il David è una icona, riconosciuta in tutto il mondo. Presumo che chi abbia proposto di inserirla nel padiglione abbia fatto uno studio per capire l’impatto che questa immagine può avere su chi visita l’Expo a Dubai. Sper o che la reazione non sia di “déjà vu” e che non si crei l’impressione che l’attrattività economica dell’Italia si basi solo sul suo passato artistico".

In che misura può valorizzare il nostro Paese?

"In che misura un’opera di oltre 500 anni fa può valorizzare l’immagine dell’Italia di oggi? Solo se si capisce la contemporaneità del messaggio che Michelangelo voleva dare, un messaggio tuttora rivoluzionario, soprattutto in quella parte del mondo che non ha conosciuto l’umanesimo. Temo che per capire quel messaggio ci vogliano un po’ di più dei 5 minuti che in media il visitatore passa a guardare l’opera".

E Firenze? Aiuterà il ritorno del turismo?

"La stragrande maggioranza dei turisti che viene a Firenze passa dagli Uffizi e dall’Accademia per vedere il David e poi se ne va via. La sfida, non da oggi, è far capire che a Firenze c’è molto, molto di più, e che ciò va vissuto diversamente dalla sola contemplazione".

A proposito di turismo, come dovremmo ripensarlo?

"Dovremmo innanzitutto capire che le crisi come quelle dell’ultimo anno potranno ripetersi in futuro, il che richiede un modello economico diverso, meno dipendente dal turismo “mordi e fuggi”, più integrato con il resto della regione e più proiettato verso il contemporaneo".

La copia del David esce da un laboratorio fiorentino, e quindi collega la creatività del nostro passato con le eccellenze del presente. Cosa insegna questo risultato?

"Saper copiare, anche bene, è l’inizio, ma non basta. Bisogna passare alla tappa successiva che è quella della creatività, dell’innovazione, dell’utilizzo delle nuove tecnologie per continuare a promuovere l’idea insita nel David, della centralità dell’uomo in un mondo globale. Forse sarebbe stato più provocante portare a Dubai non una copia ma l’originale. Così noi fiorentini ci saremmo trovati di fronte a una situazione completamente nuova e magari più stimolante: “E ora, senza il David, che si fa?”

Lei che è stato membro del comitato esecutivo della Bce, da economista come immagina debba essere la ripartenza di Firenze post pandemia?

"Vorrei una Firenze più proiettata verso l’esterno, piuttosto che rivolta ai propri, soliti, problemi. Firenze dovrebbe ridiventare un punto di riferimento per affrontare le sfide dei prossimi anni, come quelle delle nuove tecnologie e la transizione climatica. Cosa facciamo su questi temi?"

E da uomo di cultura alla guida di importanti istituzioni quali Palazzo Strozzi, su cosa crede che la città dovrebbe scommettere?

"Firenze deve puntare sul sapere, e dunque sull’Università. Come ho detto varie volte in passato, non si può aspirare a svolgere una leadership in Europa e nel mondo senza avere a Firenze e in Toscana un polo universitario di eccellenza. Le risorse vanno primariamente lì, allocate però sulla base del merito. Mi sembra ci sia molto da fare da questo punto di vista".