Vespa e il Forteto a 'Porta a Porta'. "Quante pressioni per non parlarne"

Il giornalista ha riferito alla commissione d’inchiesta regionale

Vespa fra il presidente del consiglio Giani e il presidente della commissione (Bambagioni)

Vespa fra il presidente del consiglio Giani e il presidente della commissione (Bambagioni)

Firenze, 17 giugno 2016 - «HO confermato alla commissione di avere subito pressioni, di natura prevalentemente politica, ma non solo». È netta la testimonianza di Bruno Vespa, ieri davanti alla commissione d’inchiesta bis, sul Forteto. Dal 2001 la comunità di Vicchio è sotto i riflettori per le violenze e i maltrattamenti denunciati dai minori, che vi venivano spesso assegnati dal Tribunale. Solo un anno fa però una sentenza di primo grado ha fissato la condanna a 17 anni e mezzo di reclusione per Rodolfo Fiesoli, «profeta» e fondatore della comunità. Con lui altre 15 condanne fra i 23 imputati. Pene pesanti anche per l’«ideologo» Luigi Goffredi (8 anni) e per Daniela Tardani (7 anni). Per il 27 giugno è attesa la sentenza d’appello.

«Non ci fu ‘una’ telefonata, ma una serie di telefonate, di avvertimenti – ha precisato Vespa – perché non si pronunciasse nemmeno il nome del Forteto. In tanti anni di lavoro non ho mai ricevuto così tante pressioni. Solo ora però ho capito davvero la ‘forza’ del Forteto e sono molto contento di aver fatto quella trasmissione. Anzi, in autunno credo che ci occuperemo di nuovo di questo caso».

Vespa si occupò della vicenda in una puntata di ‘Porta a Porta’ nel 2001, dopo la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo. «È di grande conforto vedere forze politiche, con posizioni e interessi diversi, unite su un fatto così grave – ha sottolineato Vespa – Ma è abbastanza straordinario che solo nel 2011 si sia deciso di intervenire. Siamo in presenza di due persone condannate in via definitiva per violenze sui minori nella stessa struttura cui lo Stato affidava i bambini».

«LA PRESENZA di Vespa in commissione ci dà forte sostegno, anche morale – ha commentato il presidente Paolo Bambagioni – ci ha confermato che c’è una potenza, trasversale, non solo politica, che opera a livello non solo toscano, ma anche romano. Una rete di collegamenti del millantatore Fiesoli, che era riuscito a tessere relazioni importanti in campo pedagogico, scientifico, politico, giudiziario e dell’informazione».

La commissione chiuderà i lavori il 23 giugno, con una relazione «al 90% già scritta». Saranno di nuovo ascoltati gli attuali dirigenti della cooperativa. «I timori di una commissione d’inchiesta affidata eccezionalmente ad un esponente della maggioranza – ha concluso Bambagioni – sono fugati. Abbiamo ascoltato oltre cento persone e penso che la relazione venga approvata all’unanimità».