Cassa agli sgoccioli, dramma lavoro. Gli operai Bekaert a Giani: "Aiutaci"

È diventato un caso nazionale, ma ancora non ci sono certezze dopo oltre due anni. L’ultima trattativa

Una manifestazione degli operai e sindacati sotto il ministero a Roma

Una manifestazione degli operai e sindacati sotto il ministero a Roma

Figline Valdarno (Firenze), 2 ottobre 2020 - La Bekaert di Figline è diventata un simbolo. Prima lo era per il prodotto di alta qualità che usciva dallo stabilimento dell’industria belga nel Valdarno fiorentino, da oltre due anni lo è per la disperazione degli operai che aspettano un futuro con qualche certezza in più. Azienda chiusa in Toscana, lavoratori da ricollocare, competitività messa da parte. A Figline sono passati in tanti a dare solidarietà, a stringere mani, a dire "ce la faremo". Le trattative sono state un saliscendi continuo.

Tra speranze e illusioni. E ancora luci e ombre. L’allora ministro del Lavoro Luigi Di Maio fu accolto come una star con tanto di cori da stadio. A colloquio con i lavoratori e sindacalisti ci sono stati anche il governatore Enrico Rossi, il sindaco metropolitano Dario Nardella. E ancora tanti politici: la sottosegretaria Alessia Morani, i parlamentari David Ermini, Dario Parrini, Caterina Biti del Pd, Stefano Mugnai di Forza Italia; gli europarlamentari Simona Bonafè (anche segretaria toscana del Pd) e Nicola Danti di Italia Viva. In prima fila sempre la sindaca di Figline e Incisa Giulia Mugnai. E ancora tanti consiglieri regionali tra cui Serena Spinelli e Stefano Quartini. Le pressioni sul ministero dello Sviluppo economico guidato da Stefano Patuanelli sono state forti e continue. Tanti i presìdi e i sit in. Raccolte di firme, mobilitazione popolare, magliette. Anche Sting ha preso la chitarra e si è trasferito dalla sua tenuta per dire che era vicino agli operai.  

Adesso però la paura e la rabbia vanno di pari passo perché sta finendo anche la cassa integrazione post Covid. E così un gruppo di 100 lavoratori ha preso carta e penna e ha inviato una lettera al neopresidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, per chiedergli di "impegnarsi da subito per risolvere questa cruciale vertenza che si trascina ormai dal 22 giugno 2018". Nel maggio scorso una lettera era stata recapitata al premier Giuseppe Conte e ai vertici del Ministero di Patuanelli. C’è una data segnata in rosso sul calendario: il 5 gennaio 2021 terminerà la proroga-Covid della Cig che riguarda al momento 178 persone.  

«L’unica soluzione possibile - scrivono i lavoratori - per una realtà come la nostra, che conosciamo profondamente e da dentro, è quella di essere rilevati da un soggetto industriale, che conosca bene il prodotto e il mercato e che possa avviare partnership con fornitori della materia prima necessaria, ovvero l’acciaio". "È in questo senso - proseguono - che non ci pare percorribile, come abbiamo avuto modo di dire più volte, la strada della cooperativa, che si poggia su un’idea nobile, ma su basi industriali molto deboli e che dunque rischia di naufragare in poco tempo in un mercato di questo tipo. Impiegare in questa prospettiva incerta tutte le risorse della nostra Naspi ci pare un azzardo che, pensando alle nostre famiglie e al loro futuro, non possiamo rischiare".

Ancora una volta i lavoratori danno fiducia alla politica, alla pubblica amministrazione. A tutti coloro che sono sfilati davanti ai cancelli. "Almeno loro ci hanno messo la faccia, tanti non si sono fatti nemmeno vedere" dicono gli operai. Ad agosto la mobilitazione di Mise, Invitalia e Regione Toscana sembrava arrivata a un buon punto. Tanto che la stessa Bekaert aveva fatto sapere che era in piedi la proposta di Trafilerie Meridionali, l’azienda italiana attiva nel settore delle lavorazioni metalliche (con supporto di Invitalia). Si era all’analisi del piano industriale.  

La sindaca Giulia Mugnai non molla di un centimetro. "Lo storico stabilimento di Figline deve rimanere operativo, fa parte della nostra vita di comunità. E l’occupazione deve essere salvata". Ci sono due fronti aperti, spiega: "Da una parte l’ipotesi della nuova proprietà, dall’altra la necessaria riapertura del tavolo al ministero dello Sviluppo economico. Ci sono 178 persone in cassa ancora per poco. Il nostro obiettivo è che tutti possano ritrovare il lavoro. E chi non viene riassorbito subito possa godere di ulteriori ammortizzatori sociali".