Almanacco del giorno: 9 settembre 1998, muore Lucio Battisti. Il signore delle Emozioni

Un ragazzo riservato e timido, un mito della canzone italiana, destinato a segnare per sempre la stagione della poesia in musica

Lucio Battisti

Lucio Battisti

Firenze, 9 settembre 2021 – Era la mattina del 9 settembre 1998 . In quella triste giornata per la musica, Lucio Battisti, uno degli artisti più grandi e amati della musica italiana, se n’era andato, ma questa volta per sempre. L’aveva fatto anni prima, decidendo di scomparire dalle scene, in una sorta di esilio volontario. La sua ultima apparizione in tv risale al 23 aprile 1972, nello storico programma ‘Studio 10’ . Qui, dopo aver presentato ‘I giardini di marzo’, si lanciò in un duetto con Mina che, ancora oggi, rimane uno dei momenti più belli della televisione e della musica italiana. Qualche anno dopo sceglierà la via della chiusura totale a incontri, esibizioni, interviste, lasciando parlare solo i suoi dischi. Il resto è stato, fino alla fine, impenetrabile riservatezza, anche e soprattutto nella malattia.

Quel triste giorno d’inizio settembre, mentre i suoi fan, increduli, appresero la notizia tra le lacrime, il suo canto libero si propagò da tutte le radio, i telegiornali, le televisioni. Insieme a Battisti si era spento qualcos’altro, di profondo. Esistono persone che nascono con un dono, una sensibilità fuori dal comune, e una capacità di vedere prima e più in là degli altri. Battisti era così: considerato il re della musica leggera, in realtà è stato uno degli artisti che ha contribuito di più al rinnovamento della canzone italiana, aprendole le porte della contaminazione con il rock, la black music, fino alla disco, la musica latina, l’elettronica.

Riservato e timido, allergico alla notorietà ma dal talento visionario, è sempre stato un artista anomalo. Sapeva che, quando si diventa famoso, non appartieni più solo a te stesso, ma al pubblico. Per questa ragione detestava le derive del divismo, la pubblicità e i riti della comunicazione. Dopo gli esami di terza media, chiese come regalo ai genitori una chitarra. E infatti Battisti era prima di tutto un abile chitarrista, oltre che un ottimo compositore che alla cura del suono e agli arrangiamenti dedicava una cura particolarissima. Lui e Mogol, caratteri opposti ma intimamente legati dall’amore della musica: il loro primo incontro, nel 1965, non convinse del tutto il famoso paroliere milanese. Tuttavia il loro sodalizio artistico è stata una delle collaborazioni più riuscite, pagina tra le più belle nel libro d’oro della storia della musica. Fu proprio Mogol a convincere il giovane Lucio di non limitarsi a essere solo autore delle sue canzoni, ma anche a cantarle. E lui, che con la sua voce da ‘non cantante’ è diventato uno dei più grandi di sempre, ha lasciato in eredità anche questa straordinaria lezione.

Di lui si sa davvero poco. Era un amante dell’arte figurativa e in particolare di Picasso, esperto di cinema e un appassionato dei film del grande Totò e di Franco e Ciccio. Provetto giardiniere, con un diploma da perito elettronico, stando ad alcune voci, poco prima della sua morte gli mancavano solo due esami alla laurea in matematica. Figlio di papà Alfiero, impiegato, e mamma Dea, casalinga, venne chiamato Lucio come il primogenito, morto da bambino. E per chi crede alle coincidenze astrali, troverà significativo che Battisti sia nato proprio un giorno dopo rispetto a un altro gigante della canzone, Lucio Dalla. È rimasto sempre un ragazzo semplice, come racconterà Pietro Montalbetti, detto Pietruccio, leader dei Dik Dik e suo amico prima che arrivasse il successo. “Un giorno chiesi a Lucio, se diventi famoso che cosa vuoi? E lui mi disse: Petrù, io voglio una casa, una famiglia e un giardino”.

Mi ritorni in mente, Pensieri e parole, Io vorrei…Non vorrei…Ma se vuoi…, Acqua azzurra, acqua chiara, Con il nastro rosa. Fino all’apice di Emozioni, riflessione intima sul tumulto interiore che un uomo si porta dentro, con la sua rabbia, i suoi amori, le nostalgie e il suo dolore. Battisti segnò la stagione della poesia in musica, un’era in cui le canzoni avevano suoni delicati e significati profondi. Nell’Italia dell’epoca, anche chi non era andato a scuola, anche chi non sapeva leggere e non aveva conosciuto i grandi autori della letteratura, era stato raggiunto dalle emozioni delle parole. E capito, semplicemente ascoltando Battisti, che la poesia poteva essere un’emozione. E tra le più grandi.

 

Nasce oggi

 

Francesco Gabbani, nato il 9 settembre 1982 a Carrara. Cantautore e polistrumentista. Vincitore del Festival di Sanremo nella categoria ‘nuove proposte’ con il brano Amen nel 2016, e nel 2017 nella categoria ‘big’ con il brano Occidentali’s Karma. Ha detto: “A casa lavoro il legno, aggiusto cose. Mi rilassa dipingere: faccio quadri, disegno casette molto colorate. Ho uno stile un po’ naif”.

 

Maurizio Costanzo