L’almanacco del giorno: 28 luglio 1996, trovato l’Uomo di Kennewick vissuto 9.000 anni fa

L’antenato dei nativi americani venne ritrovato accidentalmente nel letto del fiume Columbia. E l’enigma su questo reperto di ominide preistorico accese una discussione durata oltre un decennio

Ricostruzione dell'Uomo di Kennewick

Ricostruzione dell'Uomo di Kennewick

Firenze, 28 luglio 2021 - Sembrava una giornata come tante per Will Thomas e David Deacy, che stavano per assistere ad una gara di idroplano. Invece, quel giorno, furono autori di una eccezionale scoperta. A loro si deve infatti il ritrovamento, avvenuto accidentalmente il 28 luglio del 1996 , in un bacino idrico del fiume Columbia, dello scheletro umano fossile di un nativo americano vissuto circa 9.000 anni fa, uno dei più completi mai ritrovati. È così che l’Uomo di Kennewick venne riportato alla luce, negli Stati Uniti d’America, dal letto del fiume nello Stato di Washington. I resti erano stati esposti a causa dell’erosione e dispersi nel serbatoio dalle forze dell’acqua. Ma l’archeologo James Chatters raccolse, durante le dieci visite al sito, 350 tra ossa e frammenti che servirono a ricostruire quasi interamente lo scheletro: il cranio era completamente intatto con tutti i denti al momento della morte. 

Dopo la scoperta di questo reperto iniziò una discussione, proseguita per oltre un decennio, sulla relazione tra i diritti religiosi dei nativi americani e il diritto alla ricerca archeologica. E conseguentemente anche una diatriba legale tra scienziati e nativi americani: alcune tribù ne rivendicavano infatti la proprietà e volevano entrarne in possesso per seppellirne i resti, basandosi sulla protezione accordata alle loro sepolture dalla legge statunitense. Erano convinti che il “Grande Vecchio”, come lo chiamavano, fosse un loro antenato. Ma nel febbraio del 2004, la Corte d’appello degli Stati Uniti si pronunciò sul caso affermando che, in assenza di una relazione culturale tra i nativi viventi e i resti ritrovati, non ci sarebbe stato alcun vincolo per lo studio scientifico. E così, nel luglio 2005 diversi scienziati studiarono le ossa: in un primo momento esclusero che potesse trattarsi di un nativo americano, ipotizzando un’origine europea per quei resti, appartenuti a qualcuno giunto nel continente a seguito di una migrazione che aveva attraversato lo Stretto di Bering nell’ultimo periodo della Glaciazione Wurm.

Ma confrontando le sequenze di Dna dello scheletro con quelle delle grandi banche dati relative alle popolazioni odierne di tutto il mondo, scoprirono che l’Uomo di Kennewick è strettamente affine ai nativi americani, e dunque collegabile solo molto alla lontana con gli Ainu e i popoli dalla Polinesia. Per quanto fosse impossibile assegnare il ‘Vecchio Uomo’ al lignaggio di una specifica tribù, è risultato strettamente imparentato ai membri delle tribù confederate della Riserva di Colville, nello Stato di Washington, a cui fu restituito per essere seppellito. Cosa che avvenne il 18 febbraio 2017, alla presenza di 200 membri di cinque tribù. Gli studi hanno anche permesso di individuare di cosa si è cibato l’Uomo di  Kennewick nei 20 anni che avevano preceduto la sua morte: aveva bevuto acqua derivante dal discioglimento di ghiacciai e si nutriva in prevalenza di mammiferi marini.

 

Nasce oggi

Riccardo Muti, nato il 28 luglio 1941 a Napoli. Nella sua lunga e prestigiosa carriera di direttore d’orchestra, costellata di successi e riconoscimenti, ha diretto molte tra le più importanti orchestre del mondo nei teatri più prestigiosi.