2 ottobre 1935: la guerra d’Etiopia, quando a subire le sanzioni eravamo noi

Una guerra sofferta nonostante un esercito superiore, e per limitare le importazioni di materie prime veniva raccolto anche l’oro delle fedi nuziali

Guerra d'Etiopia (foto web)

Guerra d'Etiopia (foto web)

Firenze, 2 ottobre 2022 - Durante il periodo fascista l’Italia riprese una politica estera di espansione coloniale. Il regime desiderava così sia assicurare alla nazione una posizione di maggiore forza e prestigio in Europa e nel mondo, che vendicare la sconfitta subìta dall’esercito italiano ad Adua. Le ragioni della guerra d’Etiopia L’espansionismo coloniale era per il fascismo anche una risposta al congresso di Versailles, che aveva negato all’Italia quelle concessioni territoriali promesse, con il trattato di Londra, prima dell’ingresso in guerra. Infine alcune motivazioni economiche spingevano il fascismo a riprendere una politica estera aggressiva: le colonie dovevano costituire una valvola di sfogo per i disoccupati italiani, dopo che l’emigrazione verso l’America si era drasticamente ridotta negli anni trenta, in seguito alla crisi internazionale. La scintilla: il controllo di un’oasi Nel 1928 l’Italia aveva firmato un trattato di amicizia di non aggressione con l’imperatore d’Etiopia Hailè Selassiè e aveva anche favorito l’ingresso dello stato africano nella Società delle Nazioni. Ma Mussolini stava già progettando la conquista dell’Etiopia, in modo da unificare in un’unica grande colonia italiana l’Eritrea e la Somalia. L’occasione per aprire le ostilità fu offerta da una contesa sorta per il controllo di un’oasi posta in territorio etiopico, ma rivendicata dagli italiani. Dopo aver rifiutato ogni ipotesi di compromesso, la notte del 2 ottobre del 1935 Mussolini ordinò l’invasione e la conquista dell’Etiopia. Una guerra breve ma sofferta L’esercito italiano, benché nettamente superiore sia per numero di soldati sia per disponibilità di armi moderne e automezzi, nel primo mese di guerra avanzò molto lentamente. Solo in seguito alla nomina del generale Badoglio come comandante supremo, la conquista procedette più speditamente fino all’occupazione della capitale Addis Abeba, nel maggio del 1936. L’Etiopia era l’unico stato africano rimasto libero nel continente, e dopo la conquista venne unito alle colonie italiane dell’Eritrea e della Somalia con il nome di Africa Orientale Italiana. Pochi giorni dopo Mussolini annunciò alla popolazione acclamante che l’Italia aveva il suo impero formato dall’Africa orientale e dalla Libia, attribuendo al re Vittorio Emanuele III il titolo di Imperatore d’Etiopia. Le sanzioni economiche Allo scoppio della guerra, l’imperatore d’Etiopia Hailè Selassiè si era rivolto alla Società delle Nazioni, che aveva condannato l’aggressione e deciso di imporre all’Italia delle sanzioni economiche, cioè di bloccare l’esportazione di alcuni prodotti nel nostro Paese. Tuttavia alcuni stati si erano rifiutati di applicare queste sanzioni, che oltretutto escludevano alcune materie prime fondamentali come il carbone e il petrolio. E così questi provvedimenti furono assai deboli e di certo non servirono a bloccare Mussolini, anzi, vennero sfruttati alla propaganda fascista per creare un più ampio consenso tra la popolazione. Mussolini ebbe dunque gioco facile nel presentare l’Italia come vittima di una congiura internazionale delle potenze coloniali, che volevano impedire al nostro Paese di conquistarsi un suo “posto al sole”. L’autarchia e la raccolta dell’oro Per combattere quelle che furono definire “inique sanzioni economiche”, Mussolini lanciò una politica di autarchia, ossia un programma economico fondato sull’autosufficienza dello Stato. In pratica, gli italiani avrebbero dovuto produrre tutto quello che era necessario alla vita della nazione e limitare il consumo di determinati prodotti come la carne o i combustibili. Si invogliava a utilizzare prodotti nazionali come le stoffe di canapa al posto di quelle di lino e cotone, il gas invece della benzina. E per limitare le importazioni di materie prime dall’estero, la popolazione veniva periodicamente mobilitata per la raccolta di rottami e dell’oro, anche quello delle fedi nuziali. Nasce oggi Henry Graham Greene nato il 2 ottobre 1904 a Berkhamsted. Impegnato e popolare scrittore inglese, attraverso le sue opere ha esplorato temi politici e la morale ambivalente del mondo moderno. Ha scritto: “Lei dovrebbe sognare di più. Nel nostro secolo, la realtà non è cosa da guardare in faccia”.

Maurizio Costanzo