
Il talento immortale della Pfm "Creiamo delle melodie all’istante"
SANSEPOLCRO (Arezzo)
"Sul palco diventiamo dei pittori impressionisti portati a dare più macchie di musica che contorni di genere, passando dal rock al jazz, dal pop a Prokofiev… è la nostra natura" -assicurano Franz Di Cioccio e Patrick Djivas parlando di quel PFM 1972-2023 Tour deposita questa sera la Premiata Forneria Marconi sotto la luna in piazza Torre di Berta a Sansepolcro. Era il 3 gennaio del ’72, infatti, quando la Premiata fece irruzione nel mondo del prog con “Storia di un minuto” per marcare il confine tra ciò che era e ciò che sarebbe stato. Un viaggio tra passato e presente che all’esperienza di Franz e Patrick (153 anni in due) affianca i colori e la “valentia” strumentale di Lucio Fabbri al violino, Alessandro Scaglione alle tastiere, Marco Sfogli alla chitarra, Eugenio Mori alla seconda batteria.
Soddisfatti dello spettacolo?
"Di Cioccio: "Sì. Nonostante la scaletta più o meno fissa, questo tipo di concerto ci regala modo di esplorare i generi musicali senza mai ripeterci".
Djivas: "Suoniamo per il piacere del pubblico, ma anche per il nostro. D’altronde dopo seimila concerti ci vuole un coinvolgimento forte per sentirsi addosso la voglia giusta".
Dopo tutto questo tempo scegliere il repertorio sarà una faticaccia?
Di Cioccio: "Non avendo mai realizzato un disco uguale all’altro, di storie da raccontare ne abbiamo. Così ci piace partire da quel che siamo ora per andare avanti e indietro nel tempo. Abbiamo ripreso a fare quello che facevamo quando eravamo giovinastri: delle grandi jam sessions, la formula che consente ad una band di esprimere qualsiasi stato d’animo".
Effettivamente, da “Mondi paralleli” a “Mr. 9 till 5”, di brani senza cantato in repertorio ce ne sono diversi.
Djivas: "Gli strumentali sono la vera linfa di questo concerto".
Di Cioccio: "La nostra capacità è quella di creare delle melodie all’istante. Così come De André era capace di buttare giù l’idea di una canzone in tre minuti".
In primavera è arrivato l’album dal vivo “The Event – Live in Lugano”. Da cosa a nato?
Di Cioccio: "Da un incontro molto speciale. In 51 anni di attività, di concerti ne avremo annullati solo tre o quattro. Così l’estate scorsa, in Svizzera, non ci ha certo fermato l’indisponibilità del nostro chitarrista Marco Sfogli, rimasto in Spagna per delle clinics. Alla ricerca di un sostituto, anzi due, ci siamo imbattuti in Matteo Mancuso, venticinquenne che ne dimostra diciassette ma suona come un veterano al punto da godere della stima di gente del calibro di Al Di Meola, Steve Vai, Joe Bonamassa, e in Luca Zabbini, trentanovenne leader dei Barock Project. Due personalità capaci di regalare all’ascolto una Pfm diversa, da qui la decisione di pubblicare il disco".
È il 15° album dal vivo della vostra discografia.
Djivas: "Già, ma il primo di una serie dal titolo ‘Pfm Live Collection’ destinata a tutti gli amanti del genere (Il prossimo capitolo potrebbe riguardare l’incontro del sacro repertorio col flauto - ndr). Tutto senza l’aiuto di basi pre-registrate, come oggi avviene invece nell’80% dei concerti, perché noi i computer dal palco li abbiamo banditi da tanto"
Andrea Spinelli