Una prova di carattere

Spettacolo in campo, non sugli spalti senza la curva aretina .

Una prova di carattere

Una prova di carattere

AREZZO

È stato un derby tutta grinta, giocato con una gran voglia da entrambe le parti di arrivare ai tre punti. Da un lato un Perugia ormai certo del quarto posto - semmai in lotta per essere la migliore quarta dei tre gironi e ricavarne un beneficio nel camminio playoff accorciato - e dall’altra un Arezzo che sognava di sfatare grazie ad Indiani e i suoi ragazzi un altro tabù dopo Livorno lo scorso anno, andando a ritrovare una vittoria che manca dal 1986.

Un derby giocato con la sciabola, tuttavia un derby a metà vista l’assenza dei gruppi organizzati della curva amaranto. Alla fine nonostante fosse venuto l’obbligo di raggiungere in pullman lo stadio è rimasto il vincolo della tessera del tifoso che ha fatto dire no alla Minghelli. Ecco allora solo 15 spettatori nel settore ospiti, guardati a vista da altrettanti steward pagati - come impone la normativa vigente - dall’Arezzo. Praticamente uno steward per ciascun spettatore di fede amaranto. Intuile dire che il campionato dei campanili, come si definisce la serie C, alla fine ha visto venir meno lo spettacolo, i colori che solo la presenza delle tifoserie (di entrambe le squadre) sanno dare. E così per Lazzarini quando ha segnato non c’è stato altro da fare se non festeggiare con i propri compagni in panchina, in uno stadio completamente biancorosso.

Una partita speciale per Andrea Settembrini, tornato titolare con i gradi capitano, pronto a galleggiare tra la trequarti avversaria e la propria per provare a fare da raccordo. Alla fine il capitano ci ha messo tanto temperamento, corsa e grinta, risultando tra i più attivi almeno nella prima parte della gara. Alla fine ecco un pari che per l’Arezzo significa playoff, per il Perugia forse un’occasione persa.

A.L.

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