Giack: "La mia grande carriera. Conte il top"

Emanuele Giaccherini: "Due scudetti, la Nazionale, l’argento europeo. Il rimpianto? Il Mondiale 2014. Antonio un grande"

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di Fausto Sarrini

Il successo, una brillante carriera non hanno cambiato Emanuele Giaccherini, rimasto il ragazzo semplice di una volta. Da poco ha dato l’addio al calcio giocato, per l’intervista ci dà appuntamento nella piazza di Talla, il suo paese, patria di Guido Monaco, mille abitanti, dove tutti gli vogliono bene. "Si sta bene qui, vivo con mia moglie Dania, le figlie Maria Giulia, Caterina e il piccolo Edoardo, qui abitanoi miei genitori e mio fratello" dice il Giack, 36 anni.

Emanuele, cominciamo dall’inizio: "L’avvio nei bambini del Rassina, Grifoni il primo allenatore, che dopo aver iniziato come libero capii le mie doti e mi spostò in avanti, poi Arezzo un anno nei giovanissimi diretto da Pasqualini, il Bibbiena dove Ricci e Casini mi hanno formato". L’esordio tra i professionisti nel 2004 nel Forlì, a seguire Bellaria e Pavia, la carriera sembrava non decollasse anche a causa di un infortunio, ma a Cesena la svolta: "Sì, anche grazie a Bisoli. Doppia promozione dalla C1 alla A e subito un bel campionato nella massima serie nel 2010-2011, l’esordio all’Olimpico contro la Roma, uno dei ricordi più belli della carriera (finì 0-0) il primo gol contro il Milan di Allegri che vinse il campionato ma quel giorno lo battemmo 2-0".

E il grande salto alla Juventus dove la tua carriera decollò...

"Grande società, grande squadra, un tecnico top come Antonio Conte che ho apprezzato molto anche come uomo. Due scudetti, grandi gioie, l’esordio in Champions League, il successo nella Superoppa italiana".

Nel 2012 il debutto in Nazionale...

"Ai campionati Europei contro la grande Spagna, finì 1-1, alla fine la medaglia d’argento proprio dietro le Furie Rosse. Disputai anche gli Europei 2016 con Conte ct, segnando contro il Belgio".

Un rammarico?

"Quello di non essere stato convocato per il Mondiale 2014. E dire che Prandelli che mi fece esordire in azzurro, mi stimava. Poi dichiarò di avere sbagliato questa scelta".

Altre squadre con cui hai giocato, Sunderland, Bologna, Napoli, Chievo...

"Bella l’esperienza nella Premier League e al Bologna. A Napoli mi volle Sarri poi però non mi faceva giocare. Rispettavo la sua scelta, è un ottimo tecnico ma mi aspettavo un comportamente diverso dal lato umano. A Chievo bei ricordi ma il dispiacere di come sia finito il club veneto".

Il giocatore più forte con cui hai giocato?

"Pirlo e tra gli stranieri Hazard".

Quest’anno è un campionato equilibrato...

"Vedo bene Inter, Napoli, Milan, la stessa Roma. La Juventus può risalire ma ha un distacco importante".

Eri versatile ma il ruolo dove ti trovavi meglio?

"Da esterno, ma ho fatto bene pure da mezzala e trequartista".

Che gioia agli Europei..

"Giorni splendidi. Mancini ha creato un gruppo splendido".

L’Arezzo in D?

"Un dispiacere, mi auguro risalga subito".

Cosa fai ora?

"Commento le partite a Dazn e dò una mano con piacere al settore giovanile del Bibbiena".