Lo strappo di Albano: Ricci lascia il Pd e segue Matteo Renzi

L'ex segretetario provinciale è il primo leader a scegliere "Italia Viva". "Doloroso ma non era più il mio partito. Matteo è politica allo stato puro"

Albano Ricci

Albano Ricci

Arezzo, 25 settembre 2019 - Primo colpo grosso di Matteo Renzi in provincia, la provincia che per anni era stata il feudo di Matteo e che per ora volta quasi completamente le spalle alla scissione del suo ex leader. Quasi. 

Saluta il Pd e prosegue la sua esperienza politica con Matteo Renzi e Italia Viva. L’ex segretario del Pd provinciale Albano Ricci rompe definitivamente gli indugi e annuncia la sua personale scissione. Lo fa per primo, al momento nella piena solitudine aretina. Dna politico di centrosinistra, nel 2012 fonda il comitato locale pro Renzi.

La sua storia politica: consigliere di maggioranza, assessore con la giunta Basanieri e segretario provinciale di cui resta alla guida solo un anno. Abbandonati ruoli politici di primo piano lavora ancora per la sua Cortona come presidente del Maec, si dimette subentrato il centro destra in Comune.

Ricci, perché la scelta di abbandonare il Pd? «Non è certo la scelta più importante: quelle mi aspettano la sera a casa. La più dolorosa. Il Pd mi ha dato più di quanto gli sia riuscito a restituire. L’ho fondato con tante donne e tanti uomini. Non sono stato capace a costruirlo. Se non è come lo vogliamo, la colpa è anche mia. Non è più il mio posto: smarrimento comune, mancanza di entusiasmo e di parole. Ho chiuso l’ultima mia esperienza dichiarandomi libero: sensazione impagabile».

Durante la nascita del governo conte bis con pd e 5 stelle non ha risparmiato attacchi anche a renzi. Oggi ha deciso di seguirlo «Nessuno pensa, in verità, al paese: hanno tutti una visione molto ristretta, direi riservata. Avere paura degli italiani, del loro giudizio, vuol dire non avere idee, non pensare al servizio ma al comodo. La democrazia va esercitata, non è un mercato di vacche. Continuo a pensarlo. Come penso che sia stato Renzi con le sue intuizioni a mettere in un angolo Salvini, da leader invincibile lo ha trasformato in uno sprovveduto. La politica è velocissima. In questo scenario la mossa è geniale: per se stesso, per certo elettorato in cerca d’autore, per il governo. L’area, che lo sostiene, può allargarsi acquistando parlamentari dal centro, operazione altrimenti impossibile».

Non ha paura che Renzi possa cadere nell’oblio politico uscendo dal Pd? «Spesso Renzi cambia politica a sua immagine e somiglianza, un’ansia continua lo ha fatto cadere e rialzare, nuovamente succede- rà. È politica allo stato puro, un distillato a volte eccessivo. Il partito era diviso in due terre straniere, abbiamo speso le energie per combattere una estenuante guerra fredda, in cui sono cadute intere generazioni di politici bravi e preparati».

Cosa l’attende? «Posso scegliere per cosa prestare tempo, qualità, difetti: metterli a disposizione per interpretare preoccupazioni, problemi, rabbie e sogni. Questo fa la politica: sta al servizio e rappresenta. Lascio il PD per questa nuova avventura, la sento agile, senza liturgie partitiche, riformista, dove non conta timbrare la presenza ma la presa in carico, con tanti libri da leggere e poco snobismo intellettuale da esercitare. Dove si possano dire cose nuove senza vergognarsi del giudizio di una struttura parallela che tiene a bada»