Sulle aziende l'ombra delle Brexit: il mercato britannico pesa mezzo miliardo

La sola Tratos vanta esportazioni per circa 25 milioni. Bragagni punta sull'accordo con Bruxelles: "«Ma importante è che siano alte le quotazioni della sterlina»

Albano Bragagni

Albano Bragagni

Arezzo, 15 marzo 2019 - L’incognita Brexit e le aziende aretine: non è trascurabile l’effetto che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea potrebbe comportare per il nostro export. I numeri sono tutt’altro che bassi: nei primi nove mesi del 2018 la provincia ha esportato beni per 402 milioni, oltre 130 milioni a trimestre. E questo, a spanne, porterà il totale dell’anno a oltre mezzo miliardo di merci che partono da Arezzo in direzione Gran Bretagna.

Il dato dice in modo chiaro quale sia l’importanza del mercato britannico per la nostra bilancia economica: l’export complessivo annuo su base provinciale è infatti pari a 6,7 miliardi e i commerci verso la Gran Bretagna pesano dunque in una percentuale oscillante tra il 7 e l’8%. Le esportazioni sono concentrate in particolare su metalli preziosi, oreficeria, gioielleria, moda, apparecchiature elettriche e di cablaggio. C’è un’azienda simbolo che bene illustra i rapporti con il Regno Unito, la Tratos Cavi di Pieve Santo Stefano, impresa storica ma in continua espansione.

Del gruppo fa parte la Tratos United Kingdom che ha la mente a Farringdon, Londra; e due stabilimenti produttivi a Knowsley nei pressi di Liverpool e ad Aberdeen. Non nasconde Albano Bragagni, che della Tratos è il titolare, le incertezze circa la situazione attuale. «Difficile capire cosa possa succedere - dice - e mi pare impensabile il no deal, siamo dunque con il fiato sospeso». Imponente il dato dell’export di Tratos in Inghilterra: 25 milioni di euro all’anno, «per noi - dice ancora Bragagni - è uno dei principali mercati di riferimento». Ma più che alla Brexit, da Pieve Santo Stefano i sensori sono puntati soprattutto sulle quotazioni della sterlina.

«Più alta è la sterlina - spiega - e meglio è per noi. In questa fase il recupero è stato marcato, vuol dire intanto che i mercati scommettono sull’accordo, vuol dire poi che le aziende hanno più possibilità di vendere». Aspettando dunque l’accordo di recesso, ancora di là da venire, i timori non mancano, specie per quelle aziende la cui esperienza nel commercio coi Paesi terzi sia stata sinora limitata o addirittura inesistente. Si dovranno stabilire lo status doganale delle merci in entrata, uscita o transito attraverso il territorio doganale e fiscale dell’Unione e del Regno Unito, noché al trattamento adeguato in relazione all’Iva e accise.

Di tutto questo si parlerà lunedì prossimo alla Borsa Merci a partire dalla 10 in un incontro organizzato dalla Camera di Commercio in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane. E’ intitolato «Export Day 2019» e un focus particolare sarà appunto dedicato ai futuri rapporti doganali fra Unione europea e Regno Unito. Incertezze permettendo.