Negozi, l'"inverno" lungo del commercio: aprile nero, consumi a picco

Cali di incassi fino al 20%. Sia Anna Lapini (Ascom) che Mario Checcaglini (Confesercenti) confermano: "E' uno stallo preoccupante"

Negozi chiusi

Negozi chiusi

Arezzo, 10 maggio 2018 - E’ come nei film di Nanni Moretti: aspetti l’alba tutta la notte per poi scoprire che il sole non sorge o sorge dall’altra parte. L’inverno del commercio continua. E continua quando il grosso dei negozi cominciava a pregustare la luce. Il letargo invernale è ormai quasi fisiologico: scatta subito dopola mezza maratona degli acquisti di Natale e prosegue a dritto almeno fino a tutto febbraio. E a marzo negli anni peggiori. Ma stavolta anche aprile non ha portato consiglio.

Un grande freddo, di quelli contro i quali fatichi a trovare calore e ricetta. «E’ una situazione di stallo preoccupante – ci conferma dall’associazione commercianti la presidente Anna Lapini – e per certi aspetti inaspettata». Inaspettata alla luce dell’esperienza. «Aprile è un buon mese in genere: e stavolta anche Pasqua non era messa male». Come i commercianti di una volta crede alle massime di fondo. «A Quaresima pochi affari». Ma qui la Quaresima rischia di andare a dritto fino a Pentecoste. Stessa analisi in casa Confesercenti. «E’ vero – risponde il direttore Mario Checcaglini – non si muove nulla e dal nostro osservatorio raccogliamo solo tanta delusione».

Checcaglini non vede reinnescarsi la fiducia. «Non so neanche se sia una questione solo di risorse, anzi credo di no. E’ proprio un ottimismo di fondo che non si ricrea e spinge alimitare al massimo consumi ed acquisti». Certo, ci sono state date migliori, ad esempio il ponte del primo maggio o l’ultima Fiera. «I due giorni dell’Antiquaria – conferma Lapini – sono stati straordinari». Ma è chiaro che due giorni non fanno nè primavera nè un mese, neanche se Paperone prenotasse un agriturismo dietro l’angolo.

Le cose vanno meglio per bar e ristoranti? Meglio forse sì, anche se il termometro dei fine settimana non è tra i più indicativi. Perché poi le fiammate turistiche sono relative. E ci sono cifre in chiara controtendenza. «Rispetto all’aprile di un anno fa abbiamo incassato il 25% in meno»: Marco Grotti dai Costanti è uno di quelli che non ha paura di fornire i dati. Perché il problema vero sono i numeri e non che lo si sappia fuori. «Alcune scelte come la cancellazione della fiera del 25 aprile non hanno aiutato: e in generale il nostro turismo è ancora affidato a fiammate o al caso. E per i locali questo fa la differenza».

Il mese dell’oro dovrebbe rimettere un po’ la barca sulla linea di navigazione. Ma la preoccupazione non manca. Ricette? «Noi – spiega Checcaglini – puntiamo molto sul sostegno al credito delle piccole aziende». «Purtroppo – commenta Anna Lapini – c’è una instabilità di base che non aiuta a ricreare il clima di fiducia sul qualela propensione agli acquisti cresce». Instabilità nazionale ma anche locale. «Paghiamo la crisi del settore manifatturiero».

L’Ascom intanto ha lanciato la campagna in difesa delle botteghe e delle attiviità del centro storico. Anche perché non tutti ristagnano allo stesso modo. La grande distribuzione continua a drenare il grosso della spesa, trainando anche le attività delle gallerie. Il centro invece soffre e non quanto certe zone della periferia in debito di ossigeno. Tutti ad aspettare l’alba. Tutti a temere che il sole sorga dall’altra parte.