Boldi: "Il sindaco sapeva di Ieg". Fiere, scontro istituzionale. "Su di me fango"

Per la prima volta dall'esplosione del caso parla il presidente di Arezzo Fiere. "Proposta Ieg penalizzante? E' identica a quella che è stata votata"

OTTIMISTA Andrea Boldi non si lascia prendere dal panico per il calo dell’export: «Da noi va meglio che altrove»

OTTIMISTA Andrea Boldi non si lascia prendere dal panico per il calo dell’export: «Da noi va meglio che altrove»

Arezzo, 4 gennaio 2019 - Lo scontro istituzionale su Arezzo Fiere divampa ormai senza controllo. Stretto all’angolo dalle bordate del Comune, dalla freddezza della Camera di Commercio e in ultimo dal duro attacco di Confcommercio, il presidente Andrea Boldi prende carta e penna e difende l’operato degli ultimi cinque anni e la scelta di aderire alla proposta irrevocabile di acquisto delle fiere orafe avanzata da Ieg.

«Investito da un’ondata di fango» tuona e ricapitola con orgoglio i suoi cinque anni alla guida di un ente in preda «a una crisi che pareva irreversibile». Ricorda, Boldi, «i debiti per milioni», le ingiunzioni di pagamento», le «cause pendenti per altre decine di milioni». E rivendica una «una strategia volta a conseguire l’obiettivo della salvezza». Raggiungibile, a suo giudizio, solo proiettando il settore orafo verso l’integrazione di fliliera. Da qui l’accordo con Vicenza e con Ieg, da una parte - spiega - voluto dal ministero dell’economia; dall’altra obbligato da motivi di concorrenza: «Si pensi alla soppressione di Vicenzaoro di maggio che ha consentito il raddoppio dell’utenza di Oroarezzo».

Venendo ora alla proposta irrevocabile di acquisto, Boldi chiama in causa il sindaco Ghinelli: «Era erano perfettamente al corrente della volontà di Ieg di accelerare il processo di accordo, tanto che già nel settembre 2018 aveva firmato una lettera di diffida a proseguire le trattative, lettera congiunta con Camera di Commercio e e Provincia, protocollata dalla Provincia. Ma tale lettera non è stata mai inviata ad Arezzo Fiere e ne sono venuto a conoscenza solo per caso pochi giorni fa».

Sulle cifre: «Il sindaco ha affermato che la proposta penalizza di un milione Arezzo Fiere. Non è vero, l’accordo è identico a quello votato; anzi, quello a monte era subordinato a variabili di mercato che esponevano Arezzo Fiere al rischio che fra tre anni non ci fosse la volontà di concluderlo o si preferissero altre piazze». L’opzione di acquisto, spiega, non era di 4,094 milioni, ma di 3,490 non comprensivi del marchio. I numeri del vecchio contratto e dell’opzione quindi si equivalgono».

Infine: «Alcune considerazioni a difesa della mia onorabilità dopo l’ondata di fango che mi ha investito: risulta singolare la tempestività della comunicazione delle dimissioni degli amministratori uscenti: esse giungono un attimo dopo aver dato notizia dell’arrivo della proposta ai consiglieri di amministrazione; giungono in tutta fretta, di domenica e riportano motivazioni opinabili, mai anticipate da atti corrispondenti a quanto riportano. Si lamenta una scarsa compatibilità col mio modo di gestire, mai, tuttavia, mi si è contestato o chiesto alcunché durante questi lunghi anni; mai un accenno di polemica o protesta».