Bekaert, ora è incubo vero: 220 a casa, scatta la procedura di licenziamento

Avviato il procedimento collettivo: nel mirino i dipendenti rimasti in cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre. La Cgil all'attacco: "Macchina da fermare"

Operai Bekaert (Foto archivio Germogli)

Operai Bekaert (Foto archivio Germogli)

Arezzo, 12 ottobre 2019 - Ennesima mazzata per l’occupazione in Valdarno. Ieri la Bekaert ha comunicato l’avvio della procedura per il licenziamento collettivo per gli oltre 220 dipendenti dello stabilimento di Figline, quelli rimasti in cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre di quest’anno. La multinazionale belga ha diffuso una nota per ribadire che l’iter si metterà in moto martedì prossimo come previsto nell’intesa dell’ottobre scorso.

«Da oltre un anno, col supporto di un advisor specializzato e in stretta collaborazione con istituzioni e sindacati – ha spiegato la direzione aziendale – Bekaert sta ponendo in essere tutte le azioni e gli interventi indicati nell’accordo del 2 ottobre 2018 al Mise, per dare continuità occupazionale ai lavoratori. Sono stati raggiunti risultati positivi in termini di ricollocamenti, ma i contatti avviati con potenziali investitori non hanno ancora portato a una proposta concreta o alla presentazione di un business plan in grado di assicurare l’occupazione di chi è rimasto». 

Di qui la decisione di «tagliare» entro i 75 giorni precedenti la scadenza della Cigs. La società ha precisato che continuerà a mettere in campo le azioni concordate per reindustrializzare il sito e ricollocare gli addetti. Ed è stata immediata la reazione della Fiom Cgil di Firenze. Il segretario generale Daniele Calosi, informato da Confindustria, parla di «ennesimo atto di arroganza padronale». 

L’esponente sindacale giudica grave che Confindustria agisca per conto di Bekaert e annuncia che il dialogo con l’associazione di categoria è terminato, nonostante fosse già programmato un incontro per il 29 ottobre prossimo: «Se per gli industriali le crisi si affrontano con i licenziamenti – aggiunge – per la Fiom non ci sono le condizioni per un dialogo». 

Le richieste quindi sono il ritiro della procedura e la proroga della cassa integrazione per cessazione di attività. «Serve una reazione forte e unitaria«, conclude il sindacalista e annuncia il presidio dei lavoratori e delle loro famiglie sotto la sede del Ministero dello Sviluppo Economico il 24 ottobre, giorno in cui è convocato il tavolo di confronto, auspicando che sia presente il Ministro Patuanelli «perché ad oggi le uniche certezze che abbiamo sono i licenziamenti, non la reindustrializzazione chiesta anche dal Governo».