
Ignazio Visco
Arezzo, 13 dicembre 2016 - Silenzio, parla Bankitalia. Accidenti, possibile che in via Nazionale abbiano rinunciato al loro tradizionale riserbo? Nemmeno per idea. Il governatore Ignazio Visco e suo staff dirigente scelgono, per lanciare il loro j’accuse contro la vecchia Banca Etruria, il classico sistema del questionario anonimo che appare nel sito dell’istituto, lo stesso strumento adoperato per difendersi qualche mese fa nella polemica sul decreto salvabanche. Insomma, ufficialmente Bankitalia non si espone, ma chi ha orecchie intenda.
E di cianuro in serbo quelli di via Nazionale ne hanno a iosa. Le prime stilettate sono quelle che toccano ai vertici della Bpel che fu: «Gli accertamenti ispettivi hanno consentito di ricondurre il deterioramento della situazione tecnica di Banca Etruria alla carente funzionalità di un Consiglio di amministrazione privo di competenze specifiche, all’inadeguatezza dell’azione della Direzione generale e alla limitata incisività e indipendenza dei controlli interni».
Detto con parole un pochino meno diplomatiche, una banda di inetti al comando. E non solo, perchè il questionario ricostruisce con acribia anche le singole questioni, in primo luogole due che a Giuseppe Fornasari, ex presidente, a Luca Bronchi, ex direttore, e a David Canestri, sono costate il processo per ostacolo alla vigilanza, suggellato dall’assoluzione: gli ispettori accertarono che «la banca deteneva in realtà maggiori sofferenze per 187,4 milioni, maggiori incagli per 85,5 milioni e, soprattutto, maggiori perdite su crediti per 136,7 milioni.
Oltre a ciò, furono rilevate gravi inadempienze nella segnalazione del deterioramento dei crediti: situazioni di sofferenza erano rimaste allo stato di incaglio, il che ne riduceva l’impatto sul bilancio. Le maggiori perdite andavano ad aggiungersi ad analoghe svalutazioni per 205 milioni, rilevate nel corso dell’ispezione precedente e recepite dalla banca nel bilancio 2012, per un ammontare complessivo quindi di 342 milioni, pari a oltre il 60% di quanto la Banca segnalava prima dell’inizio del ciclo ispettivo. In sostanza, la banca aveva presentato alla Vigilanza un quadro non veritiero delle proprie condizioni».
Nè esce indenne dal domanda e risposta di Bankitalia l’operazione Palazzo della Fonte, l’altro punto del processo: «Tra i vari elementi che avevano concorso sia a creare che a rendere opaca la situazione in cui versava la banca figurava la cessione della maggior parte del patrimonio immobiliare strumentale di Etruria a un consorzio acquirente finanziato in parte dalla stessa banca: anche tale finanziamento è stato accertato soltanto dall’ispezione.
La banca, contemporaneamente, prendeva in locazione gli immobili dal consorzio per 24 anni». E allora perchè le assoluzioni? Perchè, risponde via Nazionale, non è stato accertato il dolo, ma le irregolarità, gravi, rimangono, come dimostra la sentenza della corte d’appello di Roma, che ha respinto il ricorso di Fornasari e Bronchi contro le sanzioni.
di Salvatore Mannino