Scanzi, D’Urso porterà in Procura i controlli in corso sulla vaccinazione

"La verifica è in via di completamento": al centro il ruolo, dichiarato dal giornalista, di caregiver dei genitori. Poteva essere riserva? "Su AstraZeneca allora erano ammesse altre categorie". Ma qualcuno lo ha chiamato

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di Salvatore Mannino

Alberto Pierini

"Non appena la verifica sul caso Scanzi sarà completa la consegnerò personalmente in Procura": Antonio D’Urso non sfugge alla vicenda che da giorni tiene banco, la vaccinazione del giornalista e opinionista Tv. Il direttore della Asl non sfugge nè ai microfoni de La 7, puntati sul caso nella trasmissione domenicale di Massimo Giletti, nè alle nostre domande. Nè al magistrato al quale evidentemente sente di dover riferire. Al centro la dose residua di AstraZeneca con la quale è stato vaccinato.

E la dichiarazione di essere caregiver dei genitori, entrambi sofferenti di patologie complesse e che con chiarezza Scanzi ha perfino dettagliato in uno dei suoi interventi Tv. "Devono essere gli stessi malati a indicare chi sia il loro caregiver in base alla legge 104" precisa D’Urso.

La verifica si sta prolungando proprio per definire se questo ruolo fosse o meno effettivo. Sul resto è una partita che si gioca sul filo delle date. E sulla possibilità che in quanto caregiver potesse sedersi sulla panchina destinata a chi si candidi alle dosi di fine serata. E sui questo la linea di D’Urso è altrettanto netta. "La panchina è effettivamente caldeggiata dal commissario nazionale Figliuolo, più volte ha raccomandato che le dosi residue vengano somministrate".

Anche se non esiste il rischio che AstraZeneca venga buttata via. "Ha 48 ore di sopravvivenza in frigo" aveva chiarito Monica Bettoni, citata su La 7. E così Urso. "Comunque la mia responsabilità è che le dosi vengano somministrate prima possibile". Ma...c’è un ma. "L’ordinanza di Figliuolo dispone che le dosi residue vengano somministrate a soggetti già inseriti nelle piattaforme in base a liste di riserva create secondo l’appartenenza a categorie prioritarie". Ed è questo il nodo, "La panchina di Moderna è esclusa, il prodotto è riservato solo ai fragili. Quella di AstraZeneca era riservata alle categorie allora considerate prioritarie: scuola, uffici giudiziari, forze di polizia".

E i caregiver? L’opzione sarebbe spuntata dopo. Ad Arezzo il 20 marzo, il giorno dopo la vaccinazione di Scanzi. In regione ieri, al battesimo del "pulsante rosso" delle riserve. Liste di attesa c’erano anche prima ma scritte a mano, da parte di chi si era fatto sotto con il medico per confermare la propria disponibilità O con lo stesso direttore del distretto Evaristo Giglio. "Sì, mi ha chiamato più volte – ha confermato da Giletti - e, gli ho sempre risposto che avevo altre priorità. E che poteva essere anche un mese o un anno dopo". Ma resta il fatto che Scanzi al Palaffari non c’è andato a fare due passi: qualcuno lo ha chiamato. Quindi? E’ uno dei punti interrogativi del caso, che le Tv nazionali hanno perfino seguito a Merano, lì dove il giornalista si era ritirato per una cura di Detox. "Sapevo che la cosa avrebbe creato polemiche e qualche dubbio l’ho avuto – ha poi raccontato – ma avevo sia l’ok del medico che quello della Asl". Sufficienti a vaccinarlo, Ma non a risparmiargli la tempesta del giorno dopo.