Prezzi inarrestabili: sesti in Italia Olio e farina trainano il carrello

L’aumento ad agosto supera il 12%, è il più alto in Toscana: escalation inarrestabile da cinque mesi. Tiene il pane fresco ma tutto il resto vola. La spesa alimentare affianca il trend delle bollette

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di Alberto Pierini

AREZZO

Siamo sul tetto del mondo. Ma è il posto più scomodo che ci potesse toccare. Perché lassù riescono a salire solo i tartassati: chi fa la spesa pagando oro, chi soffre di più la morsa delle bollette, chi si ritrova nella stretta dei rincari. Tutti? Sì, certo. Ma qualcuno più degli altri. Noi per primi. Anzi per sesti.

L’ultima rilevazione sulle tariffe ci vede per l’appunto sesti in Italia. Sono soltanto cinque le province dove i prezzi aumentano più che da noi. Un confronto elaborato dall’Unione nazionale dei consumatori e che ha un esito inglorioso. Prima di tutto perché" ci vede nelle prime posizioni per aumento dei prezzi: il confronto tra agosto e agosto segna un aumento del 12,6%, quindi superiore anche a quello di luglio. Peggio di noi, per la cronaca, stanno solo Cosenza, Ascoli Piceno, Teramo, Imperia e Terni. Fateci caso: nessuna città toscana, nella regione siamo addirittura primi, sul tetto del tetto del mondo.

La stangata equivale ad un aumento di spesa per famiglia di 708 euro: un dato calcolato come incremento a carico di una famiglia media. Un’enormità: prendere il bilancio di un anno fa, e sopra caricateci sette banconote da 100 euro. I margini restano stretti, specie per chi non naviga nell’oro.

Lo studio incrocia tre variabili determinanti nel "salvadanaio": luce, gas e spesa alimentare. Ed è questa che salta in ascensore. Tutta Italia è alle prese con la batosta delle bollette, un mal comune senza mezzo gaudio. Ma c’è chi si difende meglio nel carrello. E invece proprio la spesa alimentare è quella che ormai da cinque mesi non solo ci vede in continua ascesa ma anche ai primi posti nazionali.

La media italiana è di pochissimo oltre il 10%, la nostra come detto sfonda abbondantemente il 12. E se la famosa media di Trilussa vede un aumento di spesa per le famiglie di 592 euro, nel nostro caso si impenna a 708. Un buco nella cinghia strettissimo e che ha un solo effetto inevitabile: la contrazione dei consumi, quella che denunciava Confesercenti nell’ultimo report sulla crisi delle famiglie.

E nel carrello? Non tutti i prodotti sono uguali. La differenza potete coglierla nel grafico al centro. In questo caso è centrato sugli aumenti di luglio: il monitor, pur prezioso, del ministero per lo sviluppo economico segue un ritmo più rallentato di quello di altri studi nazionali.

In attesa quindi di capire come saranno ripartiti gli aumenti sull’"ascensore" di agosto, vediamo i loro parenti più stretti. Ancora una volta sono farina di frumento e olio di semi a guidare la classifica degli aumenti: in doppia cifra, con i 10,4% da una parte e addirittura un 11% dall’altra. Poco sotto la pasta e il riso, che sfiorano un +8% di aumento: dall’inizio della guerra sono le tre voci più pesanti nel bilancio. Ma hanno cominciato a correre anche altri tasselli del frigorifero: come il burro (+5,2%) e l’olio di oliva (+4,6%)

Chi tiene duro è il pane fresco, l’aumento è impercettibile, pochi decimali appena: ma ricordiamo che tra crosta e mollica pesa anche il cambio di pezzature, e la forbice tra i prezzi medi e quelli più alti registrati è sempre molto ampia. Ora il termometro della ripresa: l’autunno, ricco di incognite sull’energia, è alle porte. Pronti ad allungare il nostro record negativo di un altro mese?