
Ghinelli, corsa in Europa: "Più peso ai Comuni e tutela del Made in Italy. L’Ue non è un nemico"
Nove anni da sindaco fra nove giorni: per Alessandro Ghinelli la candidatura al Parlamento europeo è una prova del nove. Con le elezioni comunali previste nel 2026 il voto per Strasburgo diventa lo stress test sulla popolarità del sindaco più longevo di area centrodestra nella storia della città. Un referendum su sé stesso che il sindaco affronta con il solito piglio battagliero.
Ghinelli, i sondaggi dicono che pochi italiani hanno intenzione di andare a votare per le Europee. Un brutto segnale per la politica...
"Purtroppo molti pensano che l’Europa sia un qualcosa di astratto in cui chiunque viene eletto non possa cambiare politica. Non è così: l’Ue non è solo un gruppo di burocrati che stanno a Bruxelles in realtà nel Parlamento si scrivono leggi che cambiano la vita di tutti i Paesi membri. È quindi un momento democratico fondamentale anche perché si sta discutendo del ruolo dell’Europa nei tavoli internazionali che non può e non deve essere più marginale".
Eppure molti partiti, soprattutto nel centrodestra, indicano nell’Unione europea un nemico.
"Credo che si debba pensare a portare più Italia in Europa. Senza Mazzini prima e De Gasperi poi non ci sarebbe un’Europa unita. Dobbiamo riappropriarci di un ruolo politico centrale in uno scenario internazionale particolarmente complesso".
Eppure l’Europa qualche difetto ce l’avrà...
"La mancanza di elezione diretta del presidente della Commissione che rende il raggio di decisionismo decisamente insufficiente per un continente che ambisce ad avere un ruolo determinante nello scacchiere internazionale".
Lei si candida da indipendente nelle liste di Forza Italia per portare i sindaci in Europa. Cosa possono portare i Comuni medio-piccoli come Arezzo sullo scenario continentale?
"Dobbiamo ridurre le distanze tra le amministrazioni locali e quelle sovranazionali, è l’Unione europea stessa che si rende conto di aver bisogno dell’esperienza sul campo dei sindaci per rispondere meglio alle esigenze dei cittadini. Mi candido proprio per questo".
L’obiettivo dell’elezione a Strasburgo è comunque abbastanza complesso, non teme che la sconfitta possa portare con sé importanti scossoni politici?
"Assolutamente no, perché dovrebbe? La politica è fatta di alleanze e criticità e anche il voto amministrativo può incidere sulle relazioni tra i partiti ma la mia giunta, nata nel 2020, gode di ottima salute. Direi inoltre che Forza Italia, il partito che mi ospita, ha tutte le carte in regola per superare la Lega e diventare il secondo partito del centrodestra".
Se invece fosse eletto quali sono le sue priorità?
"Un peso maggiore alle città, la protezione vera del made in Italy, borse di studio per trattenere i giovani nelle aziende italiane, la sicurezza nel senso di un esercito unico europeo inteso come somma degli eserciti delle singole nazioni".
Qual è il primo atto che intende portare in Parlamento Ue ottenuta l’elezione?
"Purtroppo a differenza di quello italiano il Parlamento europeo non permette ai singoli parlamentari di proporre atti, ma consente di poter intervenire su quelli che arrivano dalla Commissione. In questo senso il primo atto che farò sarà legato alla eliminazione di tutti quei percorsi che mortificano il made in Italy. Oggi un prodotto lavorato all’estero e rifinito in Italia può vantare il made in Italy. Non dovrà più essere cosi".