REDAZIONE AREZZO

Corsi d’acqua liberati dal verde. Sponde ricostruite e più sicure

Anche sotto le feste natalizie, operai e tecnici del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno hanno lavorato sui corsi d’acqua...

Un operaio ripulisce un fosso

Un operaio ripulisce un fosso

Anche sotto le feste natalizie, operai e tecnici del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno hanno lavorato sui corsi d’acqua della Valtiberina per portare a termine il piano delle attività programmato per il 2024. Obiettivi individuati, il Tevere nel territorio comunale di Sansepolcro e il Fosso di Rimaggio e la Reglia dei Mulini in quello di Anghiari. In particolare, sul Tevere sono stati completati il taglio della vegetazione infestante e la rimozione di alcune piante cadute, che avrebbero potuto ostruire il libero deflusso delle acque a monte dei ponti che collegano la zona di industriale di Sansepolcro con il centro abitato. Sul Fosso di Rimaggio e sulla Reglia dei Mulini di Anghiari sono state ricostruite alcune arginature a rischio rottura e ripristinate opere di difesa spondale dissestate, criticità che erano state individuate nel corso di riunioni e sopralluoghi effettuati con gli amministratori comunali. "Il piano del 2024 risulta così terminato anche in Valtiberina, sia per i tagli di vegetazione che per i lavori di sistemazione di opere, argini e sponde in dissesto", ha commentato l’ingegner Enrico Righeschi del settore difesa idrogeologica e referente di area per il consorzio. Da segnalare poi (intervento non da meno a livello di importanza), l’aumentata sicurezza sul torrente Sovara. L’importante criticità, "curata con tecniche green", interessava il tratto al confine tra i Comuni di Anghiari e di Monterchi, subito a valle della statale 73. A portarla alla luce era stato il taglio di vegetazione, effettuato dal consorzio lo scorso anno. In seguito all’esecuzione della normale operazione di manutenzione ordinaria, programmata nel piano delle attività, infatti, i tecnici hanno potuto constatare che parte di una vecchia palificata era ormai dissestata e parzialmente aggirata dalla corrente. "Il dissesto aveva generato una profonda "ferita" nell’arginatura destra, che risultava notevolmente indebolita e ormai esposta all’azione della corrente – a parlare è sempre l’ingegner Righeschi – e abbiamo optato per un’opera mista: nelle fondazioni e al piede di sponda è stata inserita una scogliera in massi ciclopici per dare stabilità alla struttura; al di sopra di questa sono stati posizionati quattro ordini di palificata doppia in legno vivo, riempiti con materiale reperito in loco, protetto da un stuoia anti-erosione e anti-dilavamento".