"Con questa edizione del Moby Dick Festival abbiamo voluto lanciare un campanello d’allarme, sia a livello di temi, sia per stimolare la partecipazione delle persone. Non vediamo, in questo particolare periodo storico, un’anima ribelle della società che possa contrastare quello che succede nel mondo. C’è un’accettazione piuttosto passiva dello stato delle cose". Paolo Martini, che insieme ad Elisa Sommaruga organizza il Moby Dick Festival di Terranuova, al via domani pomeriggio a Terranuova, racconta le basi su cui si poggia la manifestazione di quest’anno. "Quando abbiamo iniziato questa avventura, sette anni fa, eravamo in presenza di un contesto molto diverso rispetto a quello attuale. Oggi la situazione è molto più complessa", ha spiegato. "What you gonna do when the world’s on fire? Cosa fare quando il mondo è in fiamme?".
E’ questo lo slogan dell’edizione di quest’anno. "E’ stato scelto da Elisa, la direttrice del festival, ed è un titolo molto evocativo, ripreso dal titolo di un film di Roberto Minervini, vincitore quest’anno a Cannes, ma è soprattutto un riferimento alle tematiche dell’autore americano James Baldwin, che secondo me andrebbe riscoperto moltissimo in questi tempi, perché è molto attuale – ha aggiunto Martini - Proprio di recente è venuto fuori che nelle scuole americane è uno scrittore tuttora censurato. La cosa sembra abbastanza incredibile se non assurda, ma è così, e questo è un ulteriore segnale che siamo in presenza di tempi piuttosto complicati. Su questo tema Elisa Sommaruga ha creato un programma che ha voluto riunire contenuti molto coraggiosi e importanti, soprattutto ha voluto riunire voci davvero attuali in questo momento". Ma qual è il messaggio che gli organizzatori vorrebbero venisse fuori dal Moby Dick Festival 2024? "Mi lego a quello che ho detto prima.
C’è la sensazione che le persone stiano accettando troppo passivamente l’evoluzione in negativo della nostra società. E per rispondere a questa domanda posso citare quello che mi ha detto qualche tempo fa Erri De Luca, scrittore a noi molto caro. Rilevava proprio il fatto che anche in tempi così difficili ci possono e ci devono essere momenti di entusiasmo da parte di ognuno di noi, per le nostre vite, per le cose che affrontiamo e per le persone che abbiamo intorno. Ma la condizione perché questo avvenga è che si sia disponibili a sorprendersi e ad essere sorpresi. E che si sia disposti ad ascoltare persone competenti. Vorremmo che Terranuova e tutto il Valdarno accogliesse questi ospiti nella maniera più degna e partecipasse a questo Festival proprio per dare un segnale. Voglio riportare una frase che Vittorio Emanuele Parsi in questi anni di Festival ci ha insegnato a dire più volte, come un modo per ribellarsi. Ma chi l’ha detto che deve essere così? Chi l’ha detto che le cose devono stare per forza così?"