Ospizio "horror", rispondono in 3 al Gip: "Pentiti ma lavoriamo in condizioni di stress"

Una "gola profonda" ha portato a galla cosa stava succedendo. Interrogatorio di garanzie per botte e insulti. Nella foto alcuni parenti in Tv

I parenti degli anziani ieri in Tv

I parenti degli anziani ieri in Tv

Arezzo, 20 aprile 2018 - Hanno risposto in tre alle domande del Gip, gli altri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Sono i sei interdetti dell'ospizio degli orrori, quello dal quale sono emerse violenze, e non solo verbali, nei confronti dei pazienti, al centro oggi dell'interrogatorio di garanzia. Nessuno ha avanzato la richiesta di sospendere o interrompere il provvedimento dell'interdizione.

A rispondere sono stati Elena Moneti, Patrizia La Lumia e Francesca Proietti. La linea è comune. Intanto il pentimento per quello che è successo, che nessuno, almeno a quanto risulta, ha provato a rovesciare, anche alla luce delle immagini riprese all'interno della struttura. E la giustificazione è quella che avevamo anticipato: tutti parlano di un lavoro portato avanti in condizioni di grave stress, con ritmi molto alti e la fatica che porta fuori di sentimento.

E questo specie di notte, quando in certe occasioni si sono ritrovati a gestire i pazienti anche con una sola presenza di turno all'interno dell'istituto.

A svelare i misteri della casa di riposo degli orrori non era stata solo la nipote che aveva notato i graffi sull’orecchio della zia di cui parla il Gip Giampiero Borraccia nella sua ordinanza di interdizione per sei operatori socio-sanitari dell’ospizio di Strada, comune di Castel San Niccolò. No, prima ancora c’era stata una Gola Profonda interna, che aveva segnalato una situazione sul punto di degenerare. All’inizio in modo anonimo, ma poi i carabinieri di Strada e della compagnia di Bibbiena, coordinati dal Pm Marco Dioni, sono riusciti a identificarla e farle stendere un verbale di sommarie informazioni testimoniali.

E’ una dipendente di livello della struttura ma non parla mai di violenze o di insulti, come quelli che hanno sconvolto mezza Italia nel filmato choc dei carabinieri, visti di persona, solo delle voci che cominciavano a girare nella casa di riposo, e anche fuori, sui metodi da kapò con cui venivano maltrattati gli anziani ospiti, dai 18 ai 20 secondo i momenti, molti non autosufficienti. E’ il mese di ottobre e quasi subito si sovrappongono la denuncia della nipote e la segnalazione di un’avvocatessa del posto, anche lei con una parente ricoverata nella struttura.

Dioni e i carabinieri non hanno ancora certezze, ma le chiacchiere cominciano a essere troppo insistenti per pensare solo a maldicenze di paese. Ecco allora la decisione di installare le telecamere nascoste. Gli uomini dell’Arma sono bravissimi a entrare e installare gli impianti senza che i protagonisti, cioè gli operatori socio-sanitari nel mirino, si accorgano di niente. Poi, dai primi di dicembre all’inizio di gennaio le riprese, adesso raccolte in tre Dvd messi a disposizione delle difesa in vista dell’interrogatorio di garanzia di oggi.

In sostanza, si tratta delle immagini ( sunteggiate anche in due informative dei carabinieri) divise per le singole responsabilità, con gli operatori ripresi e identificati mentre schiaffeggiano gli anziani (cinque fra gli 84 e i 94 anni, più altri di cui non si è riusciti a dare un nome), li sbattono violentemente sul letto, li insultano con frasi spesso irriferibili nella loro volgarità. «Accidenti ai vecchi e a chi li ha creati», «Il giorno che mori si fa festa», «Ti spezzo una mano», «Ti ammazzo», «Ti do una labbrata», «Mi sarebbe venuto sui c... di pulitti il c... pieno di m...» sono solo alcune di quelle di cui si può dire, ma nell’ordinanza del Gip ce ne sono di molto peggiori.

Gli operatori interdetti per un anno dal lavoro (ma è quasi impossibile che possano rientrare anche dopo) sono Donatella Albertoni, 60 anni, Silvana Carnevali, 54, Elena Moneti, 41, Patrizia La Lumia, 54, Francesca Proietti, 51, eMichele Venturini, anche lui di 41 anni. Solo indagata Flavia F.. Tre avoravano a tempo pieno per la casa di riposo, gli altri facevano i jolly, alternandosi con altri servizi della cooperativa di gestione. Per tutti il Pm Dioni aveva chiesto gli arresti domiciliari, li difendono gli avvocati Saverio Agostini,Michela Ceccarini, Fabio Vezzosi, Antonella Mazzi e Mauro Messeri.

Difficile che il giudice possa ripensare alla decisione di sospenderli, ancor più difficile che possano rientrare nella casa di riposo alla scadenza dell’interdizione. Per molti si profila il patteggiamento per chiudere almeno il versante penale limitando i danni. Ma il marchio d’infamia sarà difficile scrollarselo di dosso.