Villa Paolina, museo aperto

Nessun divieto. L’assessore: "Era interdetto solo l’ingresso principale per una crepa"

Il comitato che ha protestato a Villa Paolina

Il comitato che ha protestato a Villa Paolina

Viareggio, 7 ottobre 2015 - E’ aperto. Passando dall’ingresso sul retro, nel giardino di Villa Paolina, da ieri pomeriggio è possibile visitare di nuovo il museo archeologico Blanc, chiuso ormai da tre mesi. Così ha deciso l’assessore alla cultura Rossella Martina, presa visione della relazione sulla situazione strutturale della Villa redatta dal dirigente Franco Allegretti. Il custode, dirottato con la nuova macrostruttura alla biblioteca comunale, ha ripreso così il suo posto e la sua attività in quello che fu l’ultimo rifugio della sorella di Napoleone. Orgoglio architettonico della città.

In effetti è davvero difficile comprendere le ragioni che hanno portato alla chiusura dell’intero edificio (e di conseguenza alla sospensione di tutte le attività didattiche) restaurato appena 10 anni fa. La stessa Martina ha sulla scrivania due plichi stracolmi di documenti per tentare di ricostruire la storia recente di villa Paolina, dal 2005 ad oggi. «Ho verificato – dice Martina – e non esiste alcun divieto specifico che spieghi la chiusura al pubblico del piano terra». Tanto che i dipendenti lavorano regolarmente nei quattro uffici lato monte. Con un atto del 28 luglio scorso, firmato da Allegretti, si prescrive solo l’interdizione dell’accesso principale della Villa (quello di via Machiavelli), zona in cui si è aperta una crepa che il 16 maggio impose delle centinature sull’arcata; valido fino alla verifica strutturale. Da qui la decisione di riaprire il piano terra, passando dal retro e aggirando il problema.

«Adesso – prosegue Martina –, per restituire definitivamente questo gioiello alla città, tenterò di capire quali sono le reali motivazioni che hanno portato all’interdizione della sala delle Colonne, delle sale Monumentali, e del terrazzo». Un atto, questo, firmato dall’ex dirigente Pier Nello Martelli; per altro tra i promotori della protesta e della raccolta firme per chiedere la riapertura della Villa. E che dunque dovrebbe ben conoscere le eventuali criticità dell’edificio. Documentate il 12 maggio 2014 dagli architetti Gentili e Festa; che riscontrarono delle lesioni sugli architravi, riconducibili ai cedimenti degli archi a sesto ribassato dell’ingresso al piano terra. E anche le fessurazioni presenti nella pavimentazione della sala Monumentale e nella sala delle Colonne «appaiono coerenti – prosegue una relazione del 19 maggio – con la formazione di cerniere in prossimità delle reni degli archi». Così la relazione suggeriva di effettuare dei saggi, «per determinare la natura e lo spessore delle crepe». Ma, come spiega Allegretti, non è stato possibile fino ad oggi affidare l’incarico ad uno specialista. Ovviamente a causa del dissesto, e delle spese bloccate. Per questo il dirigente ha ritenuto, fino all’accertamento delle cause di queste fessurazioni, di chiudere tutta la struttura al pubblico. Ma non ai lavoratori. 

Martina Del Chicca