Sequestro di persona ed estorsione. Romanini, il via all’Appello

Accusato dall’ex socio Loreno Dalla Valle ha preso 16 anni in 1° grado

Gli avvocati Marco Taddei e Elena Libone

Gli avvocati Marco Taddei e Elena Libone

Camaiore, 28 febbraio 2016 - In attesa di tornare martedì pomeriggio nelle aule della Corte di Assise di Lucca nel processo che lo vede come imputato come presunto mandante del delitto del cugino Stefano, l’imprenditore camaiorese Roberto Romanini sarà di scena domani mattina di fronte alla Corte di Appello di Firenze: i giudici di secondo grado dovranno prendere in esame il ricordo presentato dagli avvocati dell’imputato, Elena Libone e Marco Taddei per la durissima condanna a sedici anni e dieci mesi di reclusione per il sequestro di persone e l’estorsione ai danni dell’ex amico e socio nel mondo del commercio dei funghi Loreno Dalla Valle. Romanini ha sempre respinto tutti gli addedibiti che gli sono stati mossi durante la fase istruttoria e dibattimentale. «Non ho fatto niente di quello per il quale sono finito sotto processo» ha ripetuto anche di recente l’imprenditore che si trova agli arresti domiciliari a Lido di Camaiore.

MA E’ CHIARO che ora toccherà ai suoi legali convincere i giudici fiorentini che gli episodi per i quali l’imprenditore camaiorese è stato condannato non sono stati commessi: insomma, non ci sarebbero stati né il sequestro di persona, né tanto meno l’estorsione. In pratica per l’accusa, Roberto Romanini avrebbe voluto «sottrarre» un vantaggioso contratto – per la commercializzazione di prodotti del bosco provenienti dal Nord Europa – all’amico che però non intendeva cedere: un contratto superiore a tre milioni e mezzo di euro con in ballo l’esclusiva della raccolta e della vendita dei funghi provenienti dalla Scandinavia. E per costringere Dalla Valle a cedere, Romanini gli avrebbe anche procurato un incontro a luci rosse con una escort, lo avrebbe filmato e poi ricattato se non avesse firmato il via libera al contratto. Dalla Valle ha anche raccontato di essere stato rinchiuso in una capanna sulle colline di Camaiore «sequestrato» da Romanini. «Non è vero niente» ha sempre ribattuto Romanini. Ora la parola rocca ai giudici fiorentini della Corte di Appello. La sentenza è annunciata nel tardo pomeriggio.