Delitto del Forte, il quindicenne diventato assassino: la polizia lo ha preso in Romania

Anche lui faceva parte del commando che uccise la pensionata / TROVATA MORTA IN CASA, LEGATA E IMBAVAGLIATA / IL GIALLO E' VICINO AD UNA SVOLTA (FOTO)

La casa della donna trovata morta

La casa della donna trovata morta

Viareggio, 25 settembre - HA QUINDICI anni. Appena quindici anni. Ed è già un assassino. Spietato, crudele, senza scrupoli. Era dentro la casa di via Viner a Forte dei Marmi quel pomeriggio del 4 aprile di quest’anno e fu lui, secondo la polizia, a mettere il bavaglio in bocca a Maria Luana Mariani, finendo col determinare la lenta morte dell’anziana donna di 77 anni che in quella casa — dopo la scomparsa del marito — viveva da sola. E’ questo l’ultimo sconcertante sviluppo dell’indagine condotta dalla squadra Mobile di Lucca diretta dal vicequestore aggiunto Virgilio Russo, e dal commissariato di polizia di Forte dei Marmi guidato dal dirigente Enrico Parrini. Il quindicenne è un rom rumeno che all’epoca dei fatti dimorava nel campo nomadi di Querceta, poi smantellato proprio a seguito del delitto.

Lo stesso campo da cui provenivano gli altri tre arrestati a maggio dalla polizia: Madalin Paun, 19 anni, Marcel Raducan, 32 anni e Dana Raducan di 23. In realtà la polizia insieme a quei tre arrestò anche una quarta persona, Ion Enea di 24 anni: ma fu subito scarcerato perché gli investigatori si sono resi subito conto che quel giovane non c’entrava nulla con quel delitto. A trarre in inganno gli inquirenti alcuni particolari che all’epoca dettero luogo all’equivoco investigativo. Lo Enea infatti — non si sa per quale motivo — lasciò il campo la mattina dopo l’omicidio a bordo di un furgone e venne e identificato — su imput della polizia locale — dalla stradale nei pressi di Udine. Quando venne fermato — riferirono gli agenti — diventò tutto rosso in viso «come se avesse qualcosa da nascondere». Inoltre la donna arrestata Dana Raducan, parlando con le amiche del campo — e ascoltata a sua insaputa dalla polizia — disse che era stato il ‘Grasso’ a mettere il bavaglio sulla bocca della donna. E il ‘Grasso’ era il soprannome dell’Enea. Ma era anche il soprannome — la polizia l’ha capito solo nei giorni successivi — del quindicenne che frequentava le scuole medie in Versilia e che quella mattina non si era presentato sui banchi di scuola.

A mettere gli investigatori sulla strada giusta ci hanno pensato tre cittadini che vedendo il giorno dopo l’arresto dei rumeni le immagini dei banditi in fuga in bicicletta dal luogo del delitto, avevano riconosciuto senza ombra di dubbio il quindicenne che, combinazione, nella notte del delitto era rientrato, come gli altri malviventi, in Romania, a Guia, quel piccolo villaggio di popolazione rom al confine fra la Bosnia e la Bulgaria. Ed è lì che la polizia rumena nei giorni scorsi su mandato della polizia italiana e dell’Interpol, lo ha arrestato.

Adesso il tribunale dei minori di Firenze (Pm Roberta Pieri, Gip Silvia Chiarantini) firmerà gli atti per ottenere l’estradizione del ragazzo. Sono invece già rientrati in Italia (sistemati in tre differenti carceri toscani) gli altri tre membri della banda, due dei quali — Dana Raducan e Marcel Raducan — hanno iniziato a collaborare e a rispondere alle domande del Pm Aldo Ingangi e del procuratore capo Aldo Cicala.