Il Caprice in vendita: il dissesto sale a quota 130 milioni

Dallo Stato un contributo di 20-25 milioni

Lo storico locale

Lo storico locale

Viareggio, 4 maggio 2016 - IN CIMA alla lista c’è il Caprice. L’assessore Alessandro Pesci sta completando l’elenco dei beni immobili non strategici che potranno essere venduti per ripagare i debiti del comune, in primis quelli del dissesto. E, come accade ovunque, anche nelle aziende private sommerse dalle richieste dei creditori, una delle strategie di uscita sarà l’alienazione degli immobili non strettamente utili per l’attività istituzionale dell’ente dissestato.

DUNQUE il Caprice, storico locale degli anni ruggenti nato Piper, diventato night club, ritornato Piper e poi chiuso, è già destinato a finire in mano ai privati. Di tutti i beni che il sindaco Giorgio Del Ghingaro ritiene di vendere, si può ipotizzare un prezzo di realizzo di circa 20 milioni: forse una stima ottimistica, vista la crisi finanziaria e del mattone. Altri 20 milioni potrebbero arrivare dagli oneri di urbanizzazione: la giunta intende mettere in moto, col nuovo regolamento urbanistico, interventi di riqualificazione come ex Fervet (da dove deve passare la prosecuzione dell’asse di penetrazione), ex Salov a Largo Risorgimento, e altre aree di ristrutturazione urbanistica. Forse anche l’ex deposito Clap, visto che di recente è stato ridotto il vincolo cimiteriale.

INFINE il Ministero ha comunicato di aver finanziato un nuovo fondo di aiuti agevolati agli enti dissestati, e a Viareggio dovrebbero spettare 4-5 milioni l’anno, per ciascun anno del dissesto. In 5 anni sarebbero 20-25 milioni di euro. Tutto questo serve, visto che in questi giorni l’Organo straordinario di liquidazione ha aggiornato il computo della massa passiva del dissesto: 135 milioni. Il calcolo però non è ancora definitivo, e potrebbe aumentare.

E siamo già a 25 milioni oltre la prima stima ai tempi dell’ispezione del Mef (la quale era aperta, accompagnata dal bisogno di acceertamento delle passività potenziali espresso nel 2014 dai revisori dei conti). Ieri Del Ghingaro ha detto che chiederà, insieme all’Osl, la procedura semplificata per ripagare il maxi debito a circa il 50%: sarebbero 65 milioni, più o meno pari alle entrate sperate con alienazioni, contributo e oneri d’urbanizzazione grandi interventi. Se invece fosse revocato il fallimento della Patrimonio, ci sarebbero altri 90 milioni da pagare direttamente a stralcio, e allora sarebbero 10 anni di vacche magre. Anzi, niente vacche proprio.