Il neuropsichiatra infantile Giorgio Pini va in pensione

Ha ridato speranza ai bambini malati di sindrome di Rett

Giorgio Pini, primario di neurospichiatria infantile

Giorgio Pini, primario di neurospichiatria infantile

Viareggio, 13 aprile 2017 - CI SONO medici competenti, professionali ma poco empatici. E’ difficile non essere empatici quando si ha a che fare con i bambini, ma Giorgio Pini aveva una speciale capacità di mettersi in contatto con loro, con i loro bisogni profondi e non espressi. Diciamo “aveva” perché il primario della neurochirurgia infantile della Versilia in questi giorni è andato in pensione. Oltre ai 118 casi che stava seguendo attualmente, sono moltissimi quelli che sono passati tra le sue mani.

NATO a Lucca da un padre ufficiale di marina, ha girato tutti i porti italiani. Dopo il collegio navale “Morosini”, dove ha frequentato il liceo classico, l’Università a Trieste, conclusa poi a Pisa, la specializzazione in neurochirurgia infantile e quella in psicologia a Siena, eccolo all’ospedale “Tabaracci” al fianco di Gaetano Pasquinucci ad occuparsi di neonati. Da lì incarichi vari, fino al 1993 quando torna in Versilia: «Mi sono concentrato sull’autismo, sui disturbi dello spettro autistico – racconta –; in quell’ambito ho incontrato le bambine con la sindrome di Rett, una malattia rara identificato solo nell’83. Assieme a Michele Zappella abbiamo approfondito gli studi e abbiamo visto che la sindrome aveva un base genetica. Solo nel 2000 il marker biologico è stato identificato dagli studi svedesi e si è chiarito che si trattava di una mutazione genetica».

Pini è divenuto un esperto della sindrome di Rett a livello nazionale ed in Versilia sono venute bambine da ogni parte del mondo per avere una valutazione con strumenti particolari e per provare una terapia sperimentale con l’Igf1, un farmaco che si dà ai bambini affetti da nanismo. «Seguendo le indicazioni di due dottoresse italiane che lavorano al Mit abbiamo provato il farmaco – riferisce Pini – e i risultati sono stati apprezzabili. Abbiamo visto 151 casi e per una malattia rara sono veramente molti. Sono venute bambine persino dalla Russia. I traguardi raggiunti sono per adesso la diminuzione della mortalità, l’aggressione dei sintomi precoce o l’utilizzo della comunicazione aumentativa, ma ciò che ci rende speranzosi è il fatto che la malattia degenerativa e progressiva potrebbe essere reversibile: per adesso è avvenuto nei topi in laboratorio, ma le speranze ci sono».

DAL 2000 Giorgio Pini è diventato responsabile della neuropsichiatria infantile dell’Asl, che è dotata di un day hospital, di attività ambulatoriali varie con accesso libero, di trattamenti riabilitativi. Si seguono quattro percorsi terapeutico assistenziali: l’autismo, i disturbi di apprendimento, neuropsicomotori, del linguaggio e del comportamento. «Vorrei che in Versilia ci fosse un clima di sensibilità e fiducia nei confronti di quello che la salute mentale mette in atto per i bambini – conclude Pini – , e ai colleghi dico di stare sempre dalla parte dei più deboli con la dovuta passione e non solo con le competenze tecniche».