Un progetto, vero, per il Loggiato c’è. Ed è una scommessa tutta viareggina

Alla giunta «La cittadella del gusto» era piaciuta, ma ora la ignora

MAESTRO PASTICCERE Riccardo Patalani, insieme a Masoni, Triglia e altri mprenditori vorrebbe rilevare le 48 concessioni

MAESTRO PASTICCERE Riccardo Patalani, insieme a Masoni, Triglia e altri mprenditori vorrebbe rilevare le 48 concessioni

Viareggio, 16 maggio 2017 - LORO sono ancora lì, a cullare il sogno di riportare «bellezza e speranza» al Piazzone. Non con gli slogan nazional-elettorali, con la poetica virtuale da acchiappa ‘mi piace’. Con un progetto ambizioso, moderno, efficace. Ma fermo al palo. Il loro sogno è anche aspirazione, volontà di guidare il proprio destino e prendere per mano quello di un angolo di città destinano,di questo passo, al fallimento. Loro sono una cordata di giovani imprenditori di questa città, professionisti rigorosi dai grandi orizzonti. Non sono una multinazionale, sono un’identità. Sono carne e ossa, talento, visione e ostinazione. Nel primo Del Ghingaro, prima che il Tar sospendesse l’amministrazione, il loro progetto di costruire un «Cittadella del gusto» sotto il loggiato del Belluomini era piaciuto. O almeno così sembrava. Con la Restaurazione però qualcosa è cambiato, e quel progetto è finito in un cassetto. «Che per noi – spiega Riccardo Patalani, artista della pasticceria e capofila di questa rivoluzione con il maestro macellaio Michelangelo Masoni e l’ultima generazione della storica famiglia norcina dei Triglia – è sempre aperto».

IN QUEL cassetto c’è la volontà di restituire al mercato la sua identità tradizionale, «quella genuina, dove incontrare l’area dell’alimentari, del pescivendolo, del frutta e verdura» ma di attualizzarla seguendo un taglio contemporaneo. «Puntando sui produttori locali – prosegue Patalani –; certificando il marchio. Contando sul contributo degli chef stellati della zona per costruire momenti di convivialità basati sulla filosofia del finger-food d’autore». Ma non solo, sarebbero riusciti anche a costruire un ponte con la scuola di cucina del mercato coperto di San Lorenzo. «L’intesa – aggiunge ancora il pasticcere – era quella di aprire una succursale estiva, quando a Firenze l’attività chiude, proprio nei fondi del loggiato. Riuscendo a muovere fin qui gruppi di stranieri interessati non solo a visitare il nostro paese, a farsi una vacanza, ma anche ad imparare l’arte della cucina. Attività che d’inverno avrebbe potuto svilupparsi con professionisti locali». Ovviamente tutelando i pochi che ancora abitano, e resistono, nel loggiato, e tutti coloro che operano al Piazzone. Un’impresa possibile consentendo alla società, che conta una dozzina di soggetti interessati, di prendere in gestione i 48 fondi, ormai per lo più sfitti, dei vecchi portici, tanto storici nel valore architettonico quanto assassinati dal degrado.

«Ovviamente l’intero loggiato ha bisogno di interventi di riqualificazione urgenti – prosegue Patalani – e proprio in questo senso, a suo tempo, proponemmo alla giunta Del Ghingaro attraverso l’allora assessore al commercio Valter Alberici la nostra piena collaborazione». Anche ad anticipare materialmente le risorse economiche, potendo contare magari su agevolazioni sull’affitto e sgravi. «Ci saremmo impegnati in prima persona alla gestione del decoro e alla cura del verde, avremmo garantito l’adeguamento dei fondi alle normativa, e anche l’apertura delle attività per mantenere viva e vitale la zona...» Avrebbero, avrebbero, avrebbero. In sei mesi contavano di dare una nuova immagine e riempire di suggestione ed entusiasmo il loggiato. Poi però tutto si è inceppato. Prima, durante il commissariamento con Stelo, per questioni tecniche; poi, con il ritorno in carica dell’amministrazione, la «Cittadella del gusto» sarebbe stata soppiantata dal leggendario progetto presentato da un imprenditore del food. Che l’amministrazione ha accennato alle categorie economiche, ma del quale poi non si è saputo mai nulla. E intanto lentamente muore il Piazzone, schiavo del niente.