Sbattuti fuori dall’hotel. "Io e mio figlio invalido per strada"

Sigilli al "Gigliola", lo storico albergo della famiglia Ceragioli, che il 19 va all’asta

Monica Ceragioli

Monica Ceragioli

Camaiore (Lucca), 5 dicembre 2017 - Una struttura ricettiva storica, di cui la stessa famiglia è proprietaria dal 1938. Ma ieri, a meno di colpi di scena, è tutto finito. L’ufficiale giudiziario ha apposto i sigilli e cambiato le serrature dell’hotel Gigliola al Secco. «Se ne va un pezzo storia della famiglia – spiega quasi piangente Monica Ceragioli - e mi ritrovo in mezzo a una strada con un figlio invalido. Avevo chiesto qualche altro giorno di stop per l’esecutività del provvedimento ma nessuno ha avuto pietà. Sono disperata».

E in effetti la situazione di Monica Ceragioli è piuttosto complicata e per questo fa un appello al sindaco Del Dotto. «Mio figlio non sta bene, io sono in mezzo a una strada. Mi trovi una soluzione». E la polemica non manca. «Vedendo che la situazione era ormai compromessa – spiega Monica Ceragioli - ho chiesto informazioni per la casa popolare e mi hanno risposto che gli stranieri hanno la priorità. Io in queste condizioni mentre gli altri che arrivano da fuori hanno più benefici. E’ veramente difficile da digerire».

Tra l’altro l’hotel Gigliola era regolarmente aperto con due signore che lì vivevano che sono dovute andare altrove. «Avevamo anche le prenotazioni per il prossimo ponte del fine settimana ma l’attività per ora è sospesa». Una storia lunga quella dell’hotel Gigliola che nasce nel 1938 con almeno tre generazioni della famiglia Ceragioli che sono rimasti alla guida della struttura ricettiva. Ma perché la situazione è degenerata? «Abbiamo avuto difficoltà finanziarie – argomenta Monica – soprattutto per un vecchio mutuo in Ecu che ha avuto conseguente devastanti. Ho poi cercato di percorrere la strada del concordato preventivo ma non ci sono riuscito. Il 19 dicembre c’è l’asta fallimentare ma io non mi arrendo perché debbono trovare una soluzione per me e mio figlio».

Monica Ceragioli non si rassegna al fatto che lei e il figlio invalido siano sbattuti in mezzo alla strada e con la motivazione di non avere i requisiti per essere alloggiati in una casa popolare,

«Questa è l’Italia ma quando arrivi a toccare con mano certe situazioni stai feramente male. Come non ho capito il fatto che non ci sia stato un po’ di pietà da parte degli ufficiali giudiziari. Certe volte bisognerebbe essere più comprensivi perché non contano solo i numeri». La speranza è ora che qualcuno dia una mano a questa signora che non può vivere in mezzo a una strada.