Scacco ai "cyber-bulli": tre minorenni indagati per le offese in chat

I carabinieri hanno trasmesso il dossier al gip che deciderà se chiedere il rinvio a giudizio

Denuncia dei carabinieri (Archivio)

Denuncia dei carabinieri (Archivio)

Viareggio, 15 dicembre 2017 - Offese quotidiane, insistenti e esternate nell’imbarazzante chat di classe di Whatsapp. Dileggi che sarebbero diventati un vero tormento per un giovanissimo studente di una scuola superiore versiliese e che adesso potrebbero diventare materia di dibattimento in tribunale. I carabinieri hanno infatti messo insieme un nutrito dossier di indagine che è al vaglio del pm che dovrà decidere se procedere a giudizio nei confronti dei tre cyber-bulli compagni di classe, appartenenti a famiglie molto note in zona.

LA VITTIMA, nella querela presentata a suo tempo, ha collegato quell’insostenibile clima di aggressione verbale messo in atto nei suoi confronti, alla bocciatura incassata nel giugno scorso. Tutto si è svolto infatti nel passato anno scolastico: il minore ha denunciato di essere diventato il bersaglio continuo di sfottò di tre compagni di classe. Che, nella chat di classe su Whatsapp, lo insultavano in modo continuo. Tra imbarazzo e rabbia, lo studente ha iniziato a diradare la presenza a scuola, fino ad abbandonare l’istituto e a rimediare la bocciatura a fine anno. Perchè, come si evince dalla querela presentata ai carabinieri, quelle ricorrenti offese l’avrebbero scoraggiato a presentarsi a scuola. E neppure una provvisoria sospensione dei tre giovani ‘bulli’ sarebbe servita a calmare gli animi. Proprio nei giorni scorsi i militari hanno chiuso le indagini e adesso spetterà al pubblico ministero decidere se rinviare a giudizio i tre.

TRA L’ALTRO lo stesso istituto già in precedenza ha dovuto affrontare in modo serio le insidie del continuo uso dei cellulari da parte dei teenagers. Una foto un po’ troppo sanguinolenta e dal contenuto smarcatamente truculento era già finita in una chat di Whatsapp, suscitando il disappunto di una studentessa che aveva segnalato ai genitori quel poco gradito fotomontaggio di cadaveri in bellavista. E infatti i carabinieri si erano recati dal preside per trovare una soluzione a quell’uso così disinvolto degli smartphone. Risultato: giorni di sospensione per gli alunni che avevano condiviso quella fotografia e divieto di spippolare il cellulare durante le ore di lezione. Un provvedimento che per un po’ di tempo è stato utile a riportare un po’ di ordine tra quegli studenti così telefonino-dipendenti. Ma poi, con il calare dell’attenzione sul problema, sono ripartiti messaggi e rialimentate le chat. Con l’inizio di quel lungo accanimento verbale che si sarebbe concentrato sul giovane studente, travolto dalle offese del terzetto.