Dopo un quarto di secolo è uscito: Carmelo Musumeci è in semilibertà

Durante il giorno assiste disabili nel centro di don Benzi a Bevagna

Carmelo Musumeci

Carmelo Musumeci

Viareggio, 13 gennaio 2017 - Un quarto di secolo dietro le sbarra. Un uomo-ombra con quell’incubo accanto al suo cognome: fine pena mai. Ma il significato di queste tre parole si è dissolto in questi giorni. Carmelo Musumeci, nei fatti, non è più un ergastolano. Il Tribunale di sorveglianza di Perugia gli ha concesso il beneficio della semilibertà. Durante il giorno presta la sua opera di volontario in una struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi a Bevagna (Perugia), al servizio di persone portatrici di handicap. Alla sera rientrerà nella sua cella nel carcere di Perugia. A dare per prima la notizia ieri è stata l’edizione on line di Famiglia Cristiana. 

Il nome di Carmelo Musumeci evoca la lotta fra bande che insanguinò la costa che va dalla Spezia a Livorno a fine anni Ottanta e a inizio degli anni Novanta. Uno scontro feroce, sanguinario. Che lasciò sul terreno parecchi morti ammazzati. L’epicentro di questa furibonda lotta fra gang erano Viareggio e la Versilia. C’erano in ballo il controllo dello spaccio, della prostituzione, delle bische. E di fronte si trovarono la band capeggiata da Carmelo Musumeci e quella di Ludovico Tancredi. Due amici diventati nemici. Carmelo aveva la sua residenza a Torre del Lago. Dopo l’arresto, il maxi processo a Lucca, le durissime condanne a lui e ai suoi sodali e poi la detenzione.  

Ma in questi lunghissimi 25 anni Carmelo Musumeci è cambiato. In carcere dove entrò il 21 ottobre 1991 con la licenza elementare è uscito per la semilibertà da laureato visto che dietro le sbarre ha conseguito due lauree: una in Sociologia del diritto e l’altra in Giurisprudenza. Assaporando queste prime ore di semilibertà Musumeci ha commentato le sensazioni che torna a vivere dopo 25 anni di vita da ergostolano. «Sto imparando di nuovo a vivere. Sono riuscito ad entrare in un bar, a ordinare un caffè e a pagarlo. Dentro il locale mi sembrava di avere gli occhi addosso. E’ incredibile come sia cambiato il mondo che ho lasciato 26 anni fa. Le persone camminano parlando o muovendo il dito a testa bassa concentrate sui loro telefonini. Per fortuna i bambini non sono cambiati e i loro sorrisi mi ricordano che sono tornato nel mondo dei vivi».

E ancora. «Mi sento in paradiso e, alla sera, quando con il buio rientro in carcere l’inferno mi fa meno paura. Anche se dopo un quarto di secolo trascorso in carcere conosco tutto della patrie galere ma ben poco del mondo che c’è fuori». Nel suo racconto da uomo tornato semilibero Carmelo Musumeci parla anche di cosa è chiamato a fare. «Nella Casa famiglia dove faccio il volontario ci sono alcuni bambini disabili e quando mi occupo di loro penso che questo sia il modo migliore per continuare a scontare la pena. Per rimediare un po’ al male fatto. Facendo del bene. Oggi ho fatto una passeggiata a Bevagna con un ragazzo non vedente di 13 anni. L’ho preso per mano come facevo con i miei figli e siamo andati in giro per il paese. La cosa incredibile è che io mi sono perso ed è stato lui che mi ha dato le indicazioni per tornare alla vettura. Forse in tutti questi anni in carcere io sono diventato più cieco di lui».