Telecom, sit in dei dipendenti sotto la Torre: «Difendiamo il nostro lavoro»

Mobilitazione con i sindacati: «No alla disdetta unilaterale degli accordi di secondo livello. Sì al rilancio della professionalità»

Un momento del sit-in di protesta di lavoratori e sindacati in piazza del Duomo insieme al sindaco

Un momento del sit-in di protesta di lavoratori e sindacati in piazza del Duomo insieme al sindaco

PISA, 16 novembre 2016 - Presidio di protesta, mercoledì promeriggio, dei lavoratori e delle lavoratrici del Gruppo Telecom Italia - Tim sotto la Torre di Pisa «a seguito della disdetta del secondo livello di contratto e l’assenza di un piano industriale!». Al sit in ha portato la sua solidarietà e presenza anche il sindaco Marco Filippeschi. I lavoratori sono scesi in piazza perché – dicono – «non sono più disponibili a vedere «morire lentamente» la propria azienda».

Cosa sta succedendo? «Il caso Tim è emblematico di un sistema di capitalismo finanziario che ormai appare in corto circuito. Tim comunica ai mercati i dati positivi dei propri andamenti finanziari, ed infatti elargisce bonus per i dirigenti da Superenalotto, nel frattempo - osservano Stefano del Punta della Cgil, Silvia Cosci Cisl e Antonio Proietti Uil – si disdetta in modo unilaterale da parte dell’azienda il contratto di 2° livello, ciò significa tagliare i nostri salari, i nostri permessi retribuiti, la nostra professionalità, togliere ai giovani giorni di ferie, cancellare gli aumenti di anzianità, demansionare fino a 2 livelli di inquadramento e molto altro».

«Le scelte messe in campo da questo management stanno “umiliando” la professionalità di tutto il personale Tim e annullano anni di contrattazione. Occorre riaprire la trattativa - continuano i sindacati - per affrontare i veri problemi nel Gruppo Telecom Italia – Tim e del settore delle Telecomunicazioni. I lavoratori sono costretti a lavorare in condizione pessime, a pressioni continue e disorganizzazioni dell’attività lavorativa, che ricadono poi sulla clientela e sull’immagine della dell’azienda. Non è chiaro - affermano i rappresentanti sindacali - cosa si voglia fare di un azienda che era il fiore all’occhiello delle telecomunicazioni nazionali, certe sono le delocalizzazioni all’esterno, appalti e subappalti incontrollabili. In base alle scelte e le decisioni che saranno prese da Tim e Agcom (Authority delle Telecomunicazioni) il quadro si complica, dagli annunci strategici di mesi fa dove Tim annunciava 4mila assunzioni nel 2017 si passa a possibili 5mila esuberi con pesanti ricadute in Toscana non solo per Tim ma per tutto il settore delle telecomunicazioni».

«La dichiarazione del Governo di appaltare la posa della fibra ottica a Enel, privando quindi Telecom della possibilità di fare il lavoro per cui è nata, ovvero delle infrastrutture di telecomunicazioni aggiunge sgomento nei lavoratori. Pertanto - concludono - continueranno le iniziative di protesta e sensibilizzazione dell’opinione pubblica in tutte le città italiane in attesa dello sciopero Nazionale proclamato per il 13 dicembre 2016. Il Gruppo Telecom Italia - Tim non deve continuare ad essere un bancomat per i finanziari ma un asset di sviluppo strategico ed innovativo per il paese».