Ora il giubileo parte dai poveri

Il direttore de La Nazione risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze, 26 novembre 2015 - Caro direttore, vedo che il Papa sta partendo per l’Africa, e da lì inaugurerà il giubileo, cosa che si è sempre fatta da Roma con l’apertura della Porta Santa. Va bene cambiare la Chiesa e introdurre novità, ma mi pare che questa sia davvero una cosa che si poteva evitare.

Carlo Gabetti, Roma

Caro Gabetti, capisco che le novità a volte disorientino, e che ci sono delle soglie che il cittadino «normale» fatica a comprendere. In questo caso più che il cittadino direi il fedele. Ma la grande novità di un papa che per la prima volta nella storia viene dalla fine del mondo, dall’altra parte della terra non poteva che portare gli stravolgimenti che Francesco ha portato. Tutti si dissero contenti che finalmente arrivasse a San Pietro un papa esterno alle solite «cerchie» romanocentriche, poi quando questo «alieno» ha dato sostanza a quelle che erano le sue esperienze precedenti gli stessi hanno storto la bocca. «Inaugurare» il giubileo da un paese africano, e peraltro uno dei più poveri, è un segnale forte alla Chiesa e al mondo, significa concepire una Chiesa governata più dalla periferia che dalla Curia centrale. Nella nomina a papa di un cardinale argentino era già tutto scritto.