ROBERTA DELLA MAGGESA
Cronaca

Università, Basile contro Bono: «Arroganza padronale»

L'assessore alla cultura contro il presidente di Promostudi per le frasi sul diritto al lavoro e gli studenti fuori corso / BONO: "UNIVERSITA', IMPRESA E MERITO"

Luca Basile e Giuseppe Bono

Luca Basile e Giuseppe Bono

La Spezia, 10 ottobre 2016 - DEBUTTAVA nel nuovo ruolo di presidente di Promostudi. E all’ad di Fincantieri Giuseppe Bono sono bastate un paio di frasi – «Non esiste un diritto al lavoro» e «Gli studenti fuori corso non devono far parte di questo polo» – per tracciare le linee guida del proprio mandato e guadagnare, al tempo stesso, qualche “nemico’’. D’altronde, a due mesi dal referendum costituzionale, citare anche solo di sguincio temi da agone politico, è fortemente sconsigliato in tutti i manuali di sopravvivenza. Soprattutto quando l’esito del voto non è scontato. E soprattutto se, a conti fatti, si presta il fianco a un esponente dell’amministrazione che rappresenta uno dei soci fondatori dell’ente che si governa. Fuor di metafora, Luca Basile, 36 anni, ricercatore universitario. L’assessore alla pubblica istruzione è convinto sostenitore del sì al referendum, ma nel merito della vicenda il suo giudizio sulle frasi pronunciate dall’erede di Nascetti è tagliente: «Bono non faccia dell’ideologia neoconservatrice e pensi a procurare risorse per il Polo e a rafforzarne il ruolo rispetto al sistema produttivo. Ho il massimo rispetto per l’impresa e il mercato, ma non possono diventare il modello a cui ridurre la società. Le affermazioni che ha fatto sono gravi e mettono in discussione un principio fondativo della Costituzione. Il diritto al lavoro e allo studio vanno costantemente difesi e promossi».

Il presidente di Promostudi in realtà non sembrava voler mettere in discussione la Costituzione. Ha parlato del valore della meritocrazia...

«La Costituzione ha come principio fondativo il lavoro e sappiamo tutti che è difficilissimo, soprattutto in questi tempi di crisi, conseguire livelli alti di occupazione e tutela sociale. Le istituzioni formative devono promuovere il più vasto raggio possibile di convertibilità dalla scuola al lavoro, anche con severità negli studi e nei parametri di scelta, ma senza proporre il raggiungimento di opportunità occupazionali come esito di una competizione per selezione naturale. D’altra parte la Costituzione è ancora basata sul lavoro e non sull’impresa: è attenta, cioè, a rimuovere gli ostacoli effettivi per l’integrazione sociale. Appellarsi alla meritocrazia, come fa tutta un’ideologia corrente, significa immaginare una realtà nella quale siamo tutti nelle stesse condizioni di partenza. E non è così».

Sì, ma Bono è stato scelto per rivestire quel ruolo proprio perché si voleva puntare sul rafforzamento del legame formazione-lavoro-territorio.

«Un conto è dire che il Polo deve rafforzare il suo nesso con il mondo produttivo. Sono pienamente d’accordo con questa impostazione, sulla quale, tra l’altro, non partiamo certamente da zero. Ma vorrei che si evitassero comizi ideologici di ispirazione neo-conservatrice che mi paiono del tutto superflui».

Insomma, lei giudica imbarazzanti le affermazioni di Bono?

«Mi auguro e sono sicuro che l’amministrazione, in particolare l’assessore al ramo, prenderanno le distanze da questi atteggiamenti di arroganza padronale. E mi auguro che, abbandonando i toni da comizio, Bono possa far bene il proprio lavoro, mettendo a frutto le competenze di manager delle quali ha dato prova in ambito industriale».

Quella fatta dai soci è stata a suo avviso la migliore scelta possibile per il Polo?

«Non so se sia stata la migliore. In ogni caso, puntare su un manager del mondo industriale, può considerarsi una giusta intuizione».