MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

Virzì a Firenze presenta 'La pazza gioia' / FOTO

Il film è stato girato in Toscana: da Grosseto a Pistoia, da Lucca a Livorno a Firenze

Virzì a Firenze presenta 'La pazza gioia'

Virzì a Firenze presenta 'La pazza gioia'

Firenze, 20 maggio 2016 - Beatrice Morandini Valdirana è una chiacchierona istrionica, sedicente contessa e a suo dire in intimità coi potenti della Terra. Donatella Morelli invece è una giovane donna tatuata, fragile e silenziosa, che custodisce un doloroso segreto. Sono tutte e due ospiti di una comunità terapeutica per donne con disturbi mentali, entrambe classificate come socialmente pericolose.

La loro imprevedibile amicizia porterà a una fuga strampalata e toccante, alla ricerca di un po' di felicità in quel manicomio a cielo aperto che è il 'mondo dei sani'. Ed è proprio di questa amicizia che parla l’ultimo film di Paolo Virzì ‘La pazza gioia’, girato in Toscana e sostenuto del Fondo Incoming di Toscana Film Commission. Che oggi, in occasione dell'uscita in sala, è stato presentato in Regione alla presenza della vice presidente Monica Barni, della vicesindaco del comune di Viareggio, Rossella Martina, del vicepresidente della Fondazione carnevale di Viareggio, Marco Szorenyi e di Stefania Ippoliti, responsabile Area Cinema Fst.

Dopo ‘Il capitale umano', Virzì torna dunque alla commedia, ma non rinunciando a toccare temi profondi, quale appunto il disagio mentale. Il regista toscano ama infatti, nelle sue pellicole, mescolare commedia e contenuti profondi, puntando non solo a divertire lo spettatore, ma allo stesso tempo invitandolo ad una riflessione autentica su temi attuali e importanti. Un messaggio che pubblico e critica hanno recepito benissimo e premiato con oltre 15 minuti di applausi al Festival di Cannes.

Un film tutto toscano anche nelle location, dal momento che le riprese, dall’8 giugno al 3 luglio, si sono svolte in varie province, da Grosseto a Pistoia, da Lucca a Livorno a Firenze, in particolare al centro commerciale ‘I Gigli’ di Campi Bisenzio.

“Volevamo che fosse una commedia divertente e umana – commenta Virzì -. Mi piace pensare a questo film come a una storia che non ha paura persino di tingersi di fiaba. Volevamo raccontate anche l’ingiustizia, la sopraffazione, il martirio di persone fragili, di queste due donne disprezzate, condannate e recluse. Ma non attraverso un documentario denuncia. Cercavamo semmai tracce di felicità, o perlomeno di allegria e di vitalità anche nel momento della costrizione, dell’internamento. Ad un certo punto mettiamo in scena un episodio tra i più feroci che mi sia mai capitato di girare. Ma ho cercato di raccontarlo con un tono persino felice. Perché mi sembrava l’unico, autentico modo che avevo, per avvicinarmi ad un mistero altrimenti impenetrabile”. 

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