Firenze, 19 ottobre 2014 - CARO DIRETTORE, non le nascondo che, dopo un po’ di rimpianto per aver visto Siena perdere la sfida come capitale europea della cultura, mi è venuto un ghigno. Perché anche stavolta Siena ha messo in mostra un’autoreferenzialità fastidiosa. Chi l’ha deciso che i loro progetti erano i migliori? Vedremo cosa resterà dopo la sconfitta.
M.F., Firenze
HA RAGIONE chi dice che hanno vinto tutti. Mettere al centro la cultura, impegnare giovani professionisti e decine di volontari, dovrebbe essere la sfida alla quale dedicarsi costantemente, in ogni città d’Italia. In ogni momento. E non soltanto quando c’è da appuntarsi una medaglia sul petto o quando c’è da spartirsi qualche torta. Dispiace per le nostre belle città, ma i progetti messi in campo per la candidatura saranno un banco di prova per sindaci e governatori. Vedremo se erano una vetrina o l’espressione di un sincero cambio di passo rispetto alle attese dei cittadini e di chi, in questi luoghi benedetti dal genio degli artisti e dalla benevolenza della storia, arriva da visitatore attento e informato. Anche sul modo con cui si amministra. Matera, che fino a mezzo secolo fa viveva sotto terra, è il simbolo di un riscatto che non può passare inosservato nemmeno a chi finora era abituato a camminare sulle corsie preferenziali della politica. E’ la gente che conquista il ruolo di capitale. E ieri la gente, a Matera, è scesa in piazza a festeggiare.