Con...tanti furbetti

La lettera: risponde il vicedirettore della "Nazione", Mauro Avellini

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

CARO DIRETTORE, è cosa nota che buona parte dell’evasione fiscale avviene con i pagamenti quotidiani a commercianti, esercenti, artigiani e così via. Mi chiedo perché non eliminare il contante e usare solo carte e bancomat così da rendere tutto tracciabile. Ora vorrebbero anche alzare il tetto da mille a tremila euro. A me sembra che si vada nella direzione sbagliata.

Silvano Bicci, Prato

 

UNA VOLTA, quando girava troppo contante, significava che c’era un’inflazione galoppante. Adesso che siamo in deflazione, se ci sono troppe banconote che passano di mano vuol dire che non si vuole lasciar traccia di ciò che si vende, di ciò che si compra o, peggio, di cosa si promette. Anche per non incorrere in reati di natura fiscale o penale. La stretta c’era già stata: in base alle disposizioni di contrasto al riciclaggio e al terrorismo oggi non è possibile effettuare pagamenti in contanti superiori a mille euro. La stessa soglia vale per le pensioni, in questo caso per ragioni di costi e di sicurezza. Ma se un russo va in vacanza può anche spendere 15mila euro a botta. La deroga per gli extracomunitari, se rispetti qualche regoletta, già c’è. Resta un po’ di confusione, come sul Pos obbligatorio che tanto obbligatorio non è. Ora il governo vuole innalzare a 3mila euro il tetto per i contanti, ma chiederà in cambio nuovi registratori di cassa, scontrini e fatture on-line, con qualche sconticino dal fisco. Insomma, più moneta elettronica e meno evasori in giro, per assomigliare un po’ all’Europa che cresce.