E’ bagarre Medicina Nucleare: «La città espropriata, colpa del Pd»

«Ora Ghinelli» a Dindalini: dov’eri quando noi alzavamo la protesta?

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Arezzo, 2 febbraio 2017 - ​"In malafede prima o si sono svegliati dal letargo solo oggi?». E’ polemica la nota del Gruppo Consiliare OraGhinelli relativa alle ultime esternazioni del segretario provinciale del Pd Massimiliano Dindalini che si era schierato contro l’azienda sanitaria e a sostegno del Calcit in difesa della medicina nucleare. Obiettivo evitare il declassamento aretino da Unità Operativa Complessa ad Unità semplice. Una scelta in realtà obbligata dalla legge sull’area vasta come spiegato dal direttore Enrico Desideri. Il Pd chiedeva che oltre a Siena la Uoc venisse fatta anche ad Arezzo in virtù dell’eccellenza toscana nel rapporto tra medicina nucleare e oncologia. E il Pd motivava la richiesta con l’esperienza di 40 anni di sostegno alla ricerca e raccolta fondi rappresentata dal Calcit, ma anche con gli strumenti come pet e tac che a Siena non ci sono. Ma sulla presa di posizione il Coordinamento di Ora è polemico: «Stupisce, e non poco, la levata di scudi del segretario provinciale del Pd (lo stesso del governatore Rossi e dell’ex premier Renzi) di fronte all’ennesima espropriazione subita dalla città di Arezzo - dicono i consiglieri di OraGhinelli - Stupisce perché delle due l’una: o erano in malafede prima o si sono svegliati dal letargo solo oggi.

L’Unità operativa complessa di medicina nucleare, che nel tempo ha funzionato anche grazie al contributo del Calcit e degli aretini, verrà mantenuta a Siena e ad Arezzo rimarranno le briciole. La foglia di fico della pedissequa applicazione del decreto ministeriale n. 70 è insufficiente ad esonerare la Regione da responsabilità in merito, poiché le competenze organizzative spettano proprio a quest’ultima che, verosimilmente, non ha nessuna intenzione di sfavorire Siena a vantaggio né di Grosseto né di Arezzo. E ne fu data ampia dimostrazione con l’affossamento del referendum per l’abrogazione della riforma del sistema sanitario toscano: 55.000 firme ignorate con sedute fiume del consiglio regionale toscano per arrivare all’approvazione del 28 dicembre 2015». Il gruppo consiliare incalza: «In barba a tutti coloro che tale proposta contestavano, nel merito e non per pregiudizio; in barba al Crest, al Calcit e a tutte le forze politiche che si adoperarono per coinvolgere i cittadini e renderli consapevoli dei danni che tale legge avrebbe procurato. Tra le forze politiche che contestavano, tale proposta c’era anche Ora: tra i primi firmatari, insieme al presidente del Crest e a quello del Calcit, c’era il candidato a sindaco Ghinelli. Non c’erano invece, i rappresentanti del Pd locale: non firmò Bracciali, non firmò Dindalini e non firmò nemmeno la senatrice Mattesini. Quando eravamo noi a dire che la Medicina Nucleare forniva buoni servizi grazie al Calcit era campagna elettorale o la verità?».