«Qui la nostra seconda famiglia». Viaggio tra i ‘ragazzi’del volontariato della Misericordia

Le storie, le ansie, le «folgorazioni»

Alcuni volontari della Misericordia

Alcuni volontari della Misericordia

Arezzo, 27 febbraio 2015 - COSA HANNO di straordinario i volontari della Misericordia? Il fatto di non rendersi conto che ogni giorno fanno effettivamente qualcosa di straordinario. Sono i volontari della Misericordia, si diceva, con i quali abbiamo voluto passare qualche ora, per capire come vivono, chi sono e cosa li spinge a fare quello che fanno, sacrificando il loro tempo e le loro energie per il prossimo. Arriviamo alla sede di via Garibaldi, varchiamo la porta a vetri ed entriamo nel grande ingresso dell’edificio. Una squadra è fuori per un soccorso, altri volontari sono in sede pronti ad intervenire. E noi ne approfittiamo per far loro qualche domanda. Hanno da poco pranzato. Mangiano qui in sede, tutti insieme. Ci accompagnano nella loro «sala da pranzo», uno stanzone con un grande tavolo al centro, con adiacente una stanzina che ospita la cucina dove, a rotazione, si cimentano come cuochi. «Nei tempi morti non mangiamo solo, qua dormiamo, giochiamo, studiamo» ci racconta Stefano Franci, 24 anni, volontario da due. E’ una piccola comunità quella che si è formata in via Garibaldi. Perché qua, se pur volontariamente, si passano molte ore della giornata. Si fanno i turni di notte, si affrontano momenti difficili, e c’è tempo anche per una partita a Risiko. «Vedi, là è dove dormo - dice indicando il posto in basso di un letto a castello. «Non puoi immaginare quante testate ho picchiato alla chiamata improvvisa di un’emergenza» - ci racconta sorridendo. Le notti stai sdraiato, sonnecchiando, tenendo aperto il famoso occhio, pronto a rispondere alla chiamata dell’autista. Ognuno qua dentro ha una propria storia da raccontare e una vita fuori da vivere. «La mia scintilla, quella che mi ha convinto definitivamente a fare il corso ed entrare come volontario in Misericordia, è stato l’infarto che ha colpito mio babbo, è accaduto 2 anni fa. Intervenne la Misericordia di Subbiano, lo ricordo come se fosse oggi, da quel giorno ho deciso che anch’io avrei aiutato il prossimo». Quando sei a bordo di un’ambulanza e decidi di fare questa vita sei cosciente che i momenti duri non mancheranno. «Ricordo con esattezza il mio primo intervento. Un brutto incidente stradale di notte dove morì un giovane. Ma con questo lavoro per una vita che perdi ne salvi molte altre». C’È POI CHI questa passione ce l’aveva nel dna. E’ il caso di Giacomo Di Benedetto, 50 anni, conosciuto da tutti come Jack. Volontario dal 2007 ha la mamma e la sorella infermiere. Praticamente è cresciuto a pane e assistenza. Mille storie, si diceva. Di rientro dal turno del pomeriggio troviamo Stefano Quocchini, ex dipendente Cadla in cassa integrazione. Già prima della crisi definitiva Stefano fece il corso per diventare volontario. «Quando riesci ad aiutare le persone, ricevere il sorriso o un semplice grazie, ripagano dei mille sacrifici e delle mille sofferenze della vita». Qua dentro ci sono tante età diverse. Giovani e meno giovani, ognuno con esperienze e forze diverse da mettere in campo, ma con un unico grande senso civico. Tra gli «adulti» c’è anche Alfredo Valente, 55 anni. Qui c’è un altro «pezzetto» di lui, il figlio 35enne, anche lui volontario. Passa qui 5 - 6 ore al giorno. «Il momento che ricordo di più? Sicuramente il soccorso ad una ragazza. ​Era caduta, la portammo al San Donato. Dopo pochi minuti scoprimmo che era incinta, mentre parcheggiavo l’ambulanza, aveva partorito un bel bimbo». Si parte volontario, ma poi qualcuno la passione l’ha trasformata in lavoro. E’ il caso di Bruno Bruschi, dal 2008 infermiere dipendente dopo la laurea. Anzi, dopo una vera e propria folgorazione, visto che aveva iniziato il corso di Lettere. «Durante il servizio sociale ho capito quale era la mia strada, ed eccomi qua. Ogni giorno a tu per tu con situazioni estreme che devi affrontare professionalmente sì, ma con una grande attenzione alle persone». Sono alcune, piccole storie di uomini straordinari. Ga.P.