Un'impresa su dieci è guidata da stranieri: nel 2016 aumentate più delle altre

Nel 2016 il numero è lievitato del 20%, quindi del doppio rispetto alla media generale. Nel report di Union Camere sfiorano ormai quota 4000

sereni

sereni

Arezzo, 4 aprile 2017 - Le imprese straniere sono cresciute in Toscana del 3,4% nel 2016, e del +26% nel corso degli ultimi cinque anni. La Toscana resta al 1° posto in Italia per quota di imprese a conduzione straniera (12,9%). Cina e Romania, ma anche Albania e Marocco, le comunità imprenditoriali più numerose. Forte la concentrazione territoriale: quasi la metà (26mila) fra Firenze e Prato Firenze.

Ad Arezzo un'impresa su dieci è straniera, ossia con  la partecipazione, il controllo e la proprietà in maggioranza in mano agli stranieri. Per l'esattezza il 10,3% del totale, 3902 su un complesso di 37.385 aziende. Però è un settore c he continua ad espandersi: le iscrizioni nel 2016 sono state infatti 431 su un totale di 2144, quindi con una percentuale del 20,1%, quasi doppia rispetto alla proporzione media del fenomeno.

Non siamo ai primi posti della regione, il grosso delle imprese straniere si concentra nell'area tra Prato e Firenze, nel primo caso addirittura con un 27% sul totale.  

Lo rileva Unioncamere Toscana nell’ultimo report, realizzato sulla base delle informazioni disponibili nel Registro delle imprese delle Camere di Commercio. “La ‘vivacità’ imprenditoriale delle comunità straniere presenti sul territorio regionale – commenta il Presidente di Unioncamere Toscana, Andrea Sereni – ha consentito di controbilanciare il calo generalizzato delle imprese a conduzione italiana che si è registrato nel corso degli ultimi anni, confermando come si tratti di una risorsa preziosa per l'economia dei nostri territori. Certo, non sono poche le difficoltà che questi imprenditori si trovano ad affrontare, difficoltà di inclusione e di accesso ai finanziamenti, ma anche in alcuni casi di difficile convivenza con le problematiche legate al rispetto della legalità.

Sono tutti fronti su cui occorre continuare a lavorare, perché è certo che i flussi migratori con i quali ci confrontiamo richiedono l’attuazione di politiche mirate tanto all’accoglienza quanto alla definizione di percorsi di inserimento, con servizi di affiancamento soprattutto in fase di avvio di un’attività che assicurino una maggior preparazione a chi sceglie di mettersi in proprio, sempre con la consapevolezza che il lavoro e l’impresa sono uno dei cardini dell’integrazione sociale”.