Girandola negozi: chiuso Cecconi dopo 170 anni, nuove aperture sul Corso

Il commercio continua a pagare dazio alla crisi. La storia incredibile di una "dinasty" aretina. La trasformazione del Canto de' Bacci

Alberto Cecconi

Alberto Cecconi

Arezzo, 31 gennaio 2017 - Alle spalle ha la saracinesca calata: sul suo negozio e insieme su una lunga pagina di storia della sua famiglia e del commercio aretino. Alberto Cecconi ha detto stop. Il grande freddo del 2017, il calo degli affari, le prospettive opache non risparmiano neanche i pionieri. «La verità? Non mi divertivo più». Un divertimento tutto commerciale.

«Devi impostare tutto un anno prima: se compri troppo fai un tonfo, se compri poco non lavori». Saracinesca calata su 170 anni di attività. «Il fondatore era stato Raffaello, nel 1838 cominciò a lavorare come sarto per gli altri, dal 1847 ha aperto il negozio». Sempre quello lì alle sue spalle, ora seminascosto dalla saracinesca.

Nel pieno di una girandola commerciale della quale siamo forse solo agli inizi. Aperture e chiusure, sul filo di una staffetta che se non altro almeno l’asse dello shopping ancora garantisce. Di fronte a lui è corsa la liquidazione per fine attività di «Lidya»: al suo posto arriverà Voga, una boutique le cui vetrine finora illuminavano via de’ Redi e che presto si trasferiranno al Canto de’ Bacci.

Un «crocchio» rivoluzionato. In pochi metri la nuova destinazione di Lidya e quella stessa di Cecconi. Al suo posto arriverà «Milleocchiali», un marchio romano ma già con varie sedi in tutta Italia. In via Cavour, al 13, lì dove a lungo c’era stata la Feltrinelli, forse il figlio di Cecconi riaprirà un altro degli spazi storici di famiglia, vedremo come.

Mentre tra i sussurri insistenti, ma ancora non confermati, c’è quello dello sbarco dell’ennesima libreria sul Corso, non lontana dalla vetta del Canto de’ Bacci. In altri angoli del centro la rotazione è meno serrata: ad esempio in via Madonna del Prato, almeno sul lato basso, dove ci sono spazi ormai abbandonati da tempo. Lì dove comunque, ne parliamo a fianco, sta per completarsi la traversata dell’ex Politeama dai cinema al commercio.

La galleria è quasi pronta, solo alcuni ritocchi, ci confermano gli operai, e da ieri è aperto anche il maxi-ristorante sushi da 350 metri quadrati, la bandierina del sol levante (in salsa cinese) sulle sale del tempo che furono. Un quadro in movimento, e sul quale alla fine avrà un peso anche l’andamento dei saldi, la prima avventura del 2017 ma insieme anche l’ultima spiaggia delle vendite 2016. Un fronte dal quale Cecconi si sfila, senza particolari amarezze. «Ho fatto la mia corsa, ho raccolto soddisfazioni e delusioni: ma siamo rimasti sempre noi stessi».

Per 111 anni la famiglia ha pagato l’affitto di quel fondo alla Konz, a dimostrazione di quanto quello spazio fosse radicato, anzi piantato, sul Corso. Poi lo avevano rilevato, più che altro perché messi alla stretta dall’azienda che aveva deciso di cederlo. Da Raffaello a Vittorio (tra i primi presidenti della camera di commercio, sempre nell’800), da Alberto a Danilo e ancora ad Alberto, nella tradizionale rotazione non solo delle vetrine ma anche dei nomi nelle antiche famiglie.

«Dopo la prima guerra uscì un trafiletto: ad Arezzo dilaga il mercato nero, unica eccezione i fratelli Cecconi. E’ la foto della nostra storia». Ha chiuso in punta di piedi, neanche grandi liquidazioni di fine attività: cartellini minuscoli, qua e là pochi giorni prima di Natale, ma con sconti non vertiginosi. Poi i saldi come tutti gli altri. Da un giorno all’altro ha abbassato la saracinesca e sono partiti i lavori all’interno. Resta quell’insegna: «Dal 1938». Perché anche il commercio è eterno, almeno finché dura.