Salvini alla Versiliana, pienone fra teatro e parco. E fuori un gruppo di contestatori

Assalto a teatro e Parco di un pubblico di ogni età. "Elezioni subito". Sul lungomare il presidio dei contestatori

I manifestanti contro Salvini

I manifestanti contro Salvini

Viareggio, 19 agosto 2019 - Duemila  persone nel teatro ribollente, 1500 nel Parco e un gruppetto di contestatori sul viale a mare. Il ciclone Matteo Salvini infiamma la Versiliana esattamente 12 mesi dopo. Ma nel 2018 c’era l’attesa elettrica per un esecutivo appena nato e ora c’è una crisi di governo senza esclusione di colpi. La platea è osannante e traversale: si va dal turista impeccabile, all’operaio con famiglia, un pubblico di ogni età con le donne tra le più scatenate. Un concetto sovrasta tutto e nell’ora di intervento del leader leghista è gridato: elezioni subito.

Il Capitano è carico e la prima stoccata è per le bandiere rosse che manifestano sul lungomare. «Credevo che in Versilia le uniche bandiere rosse fossero quelle che indicano il mare mosso». Eppoi giù con una serie di affondi. «Il governo degli sconfitti sarebbe una truffa. Ma lo riterreste normale?». A neanche 100 chilometri più a sud, a Marina di Bibbona, lo Stato maggiore del 5 Stelle lavora per l’intesa col Pd. «Lo chiamano già governo Ursula riferendosi all’intesa in Europa per votare la Von der Leyen ma cosa sarebbero in grado di fare? Io inaffidabile e disperato? Lo dicono i grillini che sono pronti ad allearsi con Renzi, Prodi e la Boschi».

Matteo Salvini rispondendo alle domande del direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti ostenta una grande serenità («Martedì saremo in aula e sentiremo cosa ci dirà il premier Conte») ma anche grande determinazione. «Il presidente Mattarella valuterà sicuramente che sarebbe una follìa. Chi ha perso le elezioni e ora non vuole andare alle urne ha paura di un voto che li punirebbe severamente. Un altro governo che non sia il nostro non sarebbe in grado di andare in Europa a chiedere il taglio delle tasse per una finanziaria che deve essere di sviluppo e per la quale i soldi ci sono. Francia e Germania possono sforare ma noi no». E ancora: «L’Italia è in mano a una trentina di renziani che non vogliono che si voti perché perderebbero la poltrona e dovrebbero tornare a lavorare. Non sono pentito della decisione di aprire la crisi di governo per colpa di chi diceva solo no». La folla applaude e l’entusiasmo diventa boato quando il ministro degli interni evoca possibili scenari. «Fino a che ci sono io gli stranieri che non hanno diritto in Italia non sbarcano. Se mi arriverà una richiesta di processo per i migranti avrò bisogno del vostro aiuto e in piazza ci saremo, pacificamente, anche se ci sarà un governo frutto di inciucio che mina la sovranità del Paese». Poi il solito assedio a colpi di selfie e Matteo raggiunge la vicina Massa. La battaglia è appena cominciata.

Enrico Salvadori