DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

Acqua dei pozzi. La verità dei balneari: “Veniamo puniti dalla burocrazia. Non siamo dei criminali”

All’indomani dell’operazione delle Fiamme Gialle, gli operatori alzano la voce "Puniti dalla burocrazia perché mancano documenti di trent’anni fa"

"Acqua munda" nei bagni. Blitz delle Fiamme Gialle. Violazioni per 960mila euro

"Acqua munda" nei bagni. Blitz delle Fiamme Gialle. Violazioni per 960mila euro

Viareggio, 6 giugno 2024 – A prendere le difese della categoria ricostruendo la vicenda sono due balneari storici del litorale viareggino come Piero Bellandi e Rodolfo Martinelli.

«Nel 1999 è uscita una legge che ha introdotto una sanatoria sui pozzi – spiega Bellandi –, dopo le prime registrazioni degli anni Ottanta. Anche mio padre, allora titolare dello stabilimento, inviò una raccomandata in Regione usufruendo della legge del ’99. Ma a Firenze non hanno evidenza di questi documenti: da quel che sappiamo, molti sono andati perduti col trasferimento del Genio dalla Provincia alla Regione. Per questo, ci sarà un contraddittorio con l’ufficio regionale preposto, al quale ci presenteremo con tutta la documentazione necessaria".

Secondo Bellandi, in quel che è successo nelle ultime settimane c’è un problema di metodo, oltre che di merito: "La Regione non può venire a dirci che non ha contezza del fatto che abbiamo fatto le sanatorie. Si parla di documenti di 25 anni fa... direi che l’onere della prova a nostro carico diventa discutibile, se anche il Codice Civile impone alle aziende di tenere la documentazione per dieci anni. Io stesso ho avuto fortuna a trovare la ricevuta della raccomandata inviata da mio padre per sanare il pozzo".

Non tutti sono nella situazione di Bellandi. "C’è chi ha dovuto richiedere una nuova autorizzazione per il pozzo, che tra l’altro comporta una riduzione dei metri cubi di emungimento – spiega ancora –; non ci stiamo a farci dare dei ’ladri’, come si legge in giro, perché mancano dei documenti e viene fatto ricadere su di noi l’onere della prova. Tra l’altro, si parla di ’pozzi abusivi’: ma siamo sotto gli occhi di tutti. Che abusivismo è?".

Sulla stessa lunghezza d’onda il decano delle battaglie dei balneari ’Foffo’ Martinelli: "Non abbiamo alcuna acrimonia nei confronti della Guardia di Finanza, che ha fatto solo il proprio dovere – premette – ma la situazione è paradossale: nel ’99 abbiamo messo il contatore ai pozzi per verificare l’emungimento della risorsa. In trent’anni non è mai venuto nessuno a controllare; poi, un bel giorno, un burocrate ha deciso che per lavare piedi e panni avremmo dovuto usare acqua potabile, tra l’altro in contrasto con la legge europea che ne impone l’uso solo per fini alimentari, così da non sprecare un bene essenziale".

A quel punto, sono partiti pure i controlli: sia sul pagamento del canone, sia sulla regolarità dei pozzi. "Ci sono balneari a cui hanno perso i documenti della sanatoria: è evasione questa? E per quel che riguarda i canoni, è stato un fulmine a ciel sereno. Per trent’anni non ne abbiamo saputo nulla, e ora lo Stato ci chiede gli arretrati degli ultimi cinque anni: nel mio caso, 1.560 euro. C’è da suonare le campane contro gli evasori? Ho voluto evadere, oppure c’è stato disinteresse totale da parte di chi doveva controllare? È vero che la legge non ammette ignoranza, ma sarebbe bene che non ci fossero neanche funzionari ignoranti. E posso assicurare che non ci è stato permesso di adempiere perché nessuno di noi ha mai saputo di dover pagare un accidente".

Intanto , la partita sull’uso dell’acqua in spiaggia resta aperta. "Nelle vasche di depurazione, l’ultimo filtraggio si fa con la sabbia – sottolinea Martinelli – e questo dovrebbe bastare. Aggiungiamo che in cinquant’anni nessuno è mai stato male per essersi fatto la doccia con l’acqua del pozzo. E ora vorrebbero lavare uno spunto con l’acqua potabile? Se l’Asl ci dice come vuole che vengano fatte le analisi, se considerando 256 elementi o 6/7 patogeni, forse possiamo riaprire le docce; altrimenti consiglieremo ai clienti di rivolgersi all’Asl".

RedViar