Spaccio e stranieri: il nodo Perugia "Serve un centro per il rimpatrio"

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Istituire un Centro di Permanenza per il Rimpatrio anche a Perugia per evitare i costi enormi che comporta il trasferimento di uno straniero irregolare in altre città e non sottrarre le forze dell’ordine al controllo del territorio. È la proposta presentata dal capogruppo di Perugia Civica, Massimo Pici, in un momento in cui il tema della sicurezza ritorna centrale e urgente per la città. Il Questore di Perugia, Antonio Sbordone, intervenuto nel forum de ’La Nazione’ su "Droga, alcol e giovani" aveva ricordato come esista un esercito di spacciatori che proviene da Paesi stranieri e che si spartisce il mercato della droga a fronte di una "legislazione non adeguata", di una "carenza di regole amministrative" e di pochi Centri per il Rimpatrio. Continui blitz delle forze dell’ordine, arresti e sequestri di sostanze stupefacenti, ci ricorda quotidianamente come il problema dello spaccio sia una delle piaghe più difficili da sanare per Perugia, oltre a regolamenti di conti fra stranieri, disputati in strada e altri episodi di microcriminalità che attanagliano alcuni quartieri del capoluogo.

"La costituzione di un Centro per il Rimpatrio in ogni Regione – sottolinea nell’ordine del giorno il gruppo consiliare di Perugia Civica – porterebbe grandi benefici come lo svuotamento delle carceri, lo snellimento delle procedure dei processi penali e soprattutto maggiore sicurezza nelle stradei". Da qui la richiesta al Sindaco Andrea Romizi affinché venga sollecitato il Ministetro dell’Interno, tramite la Regione Umbria, per procedere all’apertura del centro. Attualmente, in Italia, i Cpr sono presenti a Bari. Caltanissetta, Gradisca d’Isonzo, Roma, Torino, Trapani, Macomer e San Gervasio.